“In edilizia Il fenomeno del caporalato è un fenomeno abbastanza diffuso. Ed è soprattutto un caporalato etnico, come in molti altri settori, ad esempio l'agricoltura e anche la logistica”. A esaminare questo fenomeno, che in questi giorni sta riempiendo le pagine di cronaca per la drammatica vicenda della morte del bracciante Satnam Singh, è il segretario generale Fillea Cgil Alessandro Genovesi.
“Veniamo da una stagione d’impegno per contrastarlo, anche con risultati positivi, a dimostrazione che è una piaga che si può sconfiggere”, spiega il leader sindacale: “In soli tre anni con il Durc di congruità abbiamo certificato più di 40 miliardi di euro di lavori e 270 mila cantieri, con un'emersione di circa 100 mila lavoratori. Ma ne rimangono ancora tanti sfruttati, in particolare coloro che cadono nella trappola della Bossi-Fini, cioè lavoratori migranti che, non potendo trasformare il loro permesso temporaneo in permesso stabile di lavoro, finiscono nelle maglie dei caporali”.
Genovesi rileva che per vincere questa battaglia serve anche una legislazione di sostegno. “I referendum della Cgil vanno proprio in questa direzione”, aggiunge il segretario Fillea: “Il quarto quesito, quello sulla responsabilità solidale proprio sulla salute e sicurezza, sul cosiddetto danno diretto dei lavoratori in appalto, responsabilizzando sia il committente sia il beneficiario finale di quel lavoro, va sicuramente nella direzione di ridurre l'acqua dove navigano sfruttamento e caporalato”.
L’esponente sindacale sottolinea anche l’importanza delle proposte di legge di iniziativa popolare sempre su questi temi. “Abbiamo bisogno – conclude – di costruire un sistema normativo che sia in grado di prevenire e non solo di contrastare questi fenomeni. Serve dunque una legislazione che rimetta al centro la qualità del lavoro, ma anche la qualità della cittadinanza, perché vanno svuotate le sacche di sfruttamento. E questo vale sia per il fenomeno migrante sia per quello del lavoro precario e atipico”.