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Con un colpo solo si cancellano 133 anni di vita. La Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano fondato nel 1887 e storica “voce” della Puglia e della Basilicata, potrebbe scomparire. Il 6 maggio scorso l’editore e imprenditore catanese Mario Ciancio Sanfilippo ha dichiarato la volontà di porre in liquidazione la Edisud, ossia la società editrice del giornale, spiegando che “si è dovuto arrendere alla crisi della testata” e mettendo “gratuitamente a disposizione il complesso aziendale che la ricomprende, con ogni connesso cespite”. Il 15 maggio la Procura della Repubblica di Bari ha chiesto il fallimento della Edisud, fissando la prima udienza al 9 giugno prossimo; il procuratore aggiunto Roberto Rossi, con l’istanza depositata in Tribunale, ha sollecitato altresì la concessione dell'esercizio provvisorio.
Ma facciamo un passo indietro. Nel settembre 2018 il giornale (insieme ad altri beni) viene posto sotto sequestro dal Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, in seguito all’inchiesta sull’editore Ciancio Sanfilippo per presunto concorso esterno in associazione mafiosa. Il quotidiano è quindi affidato dai magistrati alla gestione degli amministratori giudiziari. Nel marzo scorso la Corte d’appello di Catania dispone il dissequestro dei beni dell’imprenditore, tra cui anche La Gazzetta del Mezzogiorno. Tornata nelle mani dell’imprenditore, però, la società editrice viene appunto messa in liquidazione. Procedura che, pochi giorni dopo, viene sopraffatta dalla richiesta di fallimento da parte del Tribunale di Bari.
“La Gazzetta del Mezzogiorno non è fallita e non chiude”, spiega il Comitato di redazione, rimarcando che “le indagini avviate dalla magistratura riguardano l'attività della Edisud spa, società editrice che ha gestito la testata negli ultimi anni, nelle sue diverse articolazioni. Se ci sono responsabilità, saranno gli organismi giudiziari a stabilire in capo a chi ricadono. Il giornale resta in edicola”. L'assemblea di redazione, nell’incontro del 15 maggio scorso, ha deciso di “costituire una cooperativa di giornalisti che, nel volgere di pochi giorni, sarà pronta a cogliere ogni occasione offerta dalla legge e dal mercato con la certezza di poter mantenere vivo il giornale, voce della Puglia e della Basilicata”.
Sotto accusa sono i manager aziendali, evidenzia il Cdr, che hanno saputo “soltanto professare il credo dei tagli indiscriminati del costo del lavoro, senza elaborare alcuna strategia di rilancio e di ‘aggressione’ del mercato”, cui vanno imputate pure “le recenti vicende di distruzione della rete pubblicitaria”. Il Comitato di redazione ha anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bari “proprio per capire in che maniera siano state impiegati” i 30 milioni di euro che l’editore ha dichiarato di aver investito negli ultimi anni, tutto questo in un periodo “in cui giornalisti e poligrafici accettavano anche pesanti tagli alle retribuzioni”.
La Gazzetta del Mezzogiorno è un giornale che dispone tuttora di un notevole seguito: è accreditato di 500 mila lettori quotidiani (dato Audipress pre-Covid19) e nel mese di marzo il sito web ha raddoppiato gli utenti unici passando da 156 mila a 396 mila (dato Audiweb). “È un presidio di informazione, ma anche un’azienda che può tornare sana e produrre utili, a condizione di essere gestita con la testa e con il cuore nelle stesse regioni alle quali si rivolge e di essere guidata da manager competenti, anziché da cinici tagliatori di teste”, conclude il Comitato di redazione, avvertendo che “chiunque vorrà fare questa scommessa, chiunque vorrà dimostrare che il Sud e i suoi imprenditori non sono inferiori a nessuno, non troverà dei lavoratori intenti a reclamare privilegi in buona parte ormai perduti, ma degli interlocutori aperti, ragionevoli e pronti a impegnarsi e a continuare a combattere per uscire dal tunnel”.
In difesa del quotidiano e dei suoi lavoratori scendono in campo anche i sindacati. “La chiusura di questa storica testata sarebbe un vulnus alla storia di queste regioni e il venir meno di una voce libera e autorevole”, spiegano i segretari generali della Cgil Puglia Pino Gesmundo e della Slc Cgil regionale Nicola Di Ceglie: “Ci auguriamo un interesse sincero e forte da parte anche di qualche cordata di imprenditori, che abbia come unico interesse quello di fare impresa sana e rispettosa dell’autonomia dei giornalisti e della qualità del lavoro”. I sindacati si dicono “disponibili al confronto trasparente e pubblico con qualunque controparte per definire percorsi che favoriscano il passaggio di proprietà. La nostra solidarietà va a poligrafici e giornalisti, che da anni pagano politiche di tagli salariali e riduzioni di organico”.
Solidarietà a tutti i lavoratori del giornale, in particolare “ai giornalisti occupati nella redazione lucana, ai collaboratori esterni e a tutti coloro che, a vario titolo, lavorano nell’importante opera di informazione portata avanti dalla Gazzetta del Mezzogiorno”, è anche arrivata dal segretario generale della Cgil Basilicata Angelo Summa. Per l’esponente sindacale l’annuncio da parte dell'editore Ciancio Sanfilippo “di voler mettere in liquidazione l'impresa è inaccettabile, soprattutto dopo il travagliato percorso degli ultimi anni, che ha visto i lavoratori accettare sacrifici pur di tentare di salvaguardare il proprio posto di lavoro”.