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“Siamo pronti a mettere in campo ogni mobilitazione se questa sarà confermata come proposta": è durissima la risposta di Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, all’idea lanciata dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara – nell’ambito della piattaforma “Italia 2023: persone, lavoro, impresa” promossa da PwC e gruppo Gedi –, di differenziare gli stipendi dei professori su base territoriale, a seconda del diverso costo della vita.
Niente di nuovo sotto il sole, ovviamente: si tratta, nient'altro, che delle viete gabbie salariali, con l’aggravante che la proposta si intreccia con impeccabile tempismo con l’autonomia differenziata a cui sta lavorando il ministro Calderoli. Secondo Sinopoli “c'è un problema che riguarda tutto il personale della scuola: il ministro dovrebbe far finanziare il contratto collettivo che ora vede zero risorse”. Successivamente il ministro ha corretto il tiro, dicendo che non intendeva mettere in discussione il contratto nazionale, ma la guardia non va abbassata.
Per il leader della Flc Cgil "così si fa la cosa peggiore in un Paese che ha bisogno di superare i divari. Altro sarebbe incentivare il personale a restare nei terrori, superando il vincolo che impedisce la mobilità gli insegnanti ma non c'entra nulla con quello che dice Valditara. Siamo pronti a mobilitarci ma credo che questa, se sarà una proposta, verrà rigettata non solo dal mondo della scuola:il tema si porrà per qualunque contratto collettivo nazionale".
Ma Valditara non si è limitato al tema degli stipendi. Ha anche evocato, viste le difficoltà economiche a finanziare la scuola, il possibile ingresso dei privati, non solo nelle modalità che già sono previste (donazioni con benefici fiscali per chi le elargisce, fundraising, sponsorizzazioni) ma anche trovando “nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l'istruzione, oltre allo sforzo del governo”.
Proposta anch’essa rispedita al mittente da Sinopoli: “Quella di Valditara è un'affermazione inaccettabile, nei Paesi civili è lo Stato che investe nella scuola pubblica, istituzione da preservare dalle pressioni esterne”. Non solo, ha aggiunto il sindacalista, ma “il combinato disposto tra ingresso dei privati e disarticolazione del sistema contrattuale è la distruzione della scuola pubblica, è la cosa peggiore che si può fare".
Fortemente negativo anche il giudizio degli studenti: “Si tratta di dichiarazioni inaccettabili – dichiara Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi –. Il ministro Valditara, così come il resto del Governo, sa che l’istruzione in Italia è sottofinanziata. Assumersene la responsabilità significa ricominciare a investire nella scuola pubblica, non trovare metodi di finanziamento alternativi”.
Sulla possibilità di differenziare gli stipendi dei docenti su base regionale a seconda del costo della vita, Notarnicola non ha dubbi: “Si tratta di una prospettiva agghiacciante. L’unico risultato sarebbe acuire le disparità tra il Nord e il Sud del Paese, che purtroppo sono già ora uno dei principali problemi della Scuola italiana. È vero che gli stipendi dei docenti sono bassi, ben venga un aumento salariale, ma che sia uguale per tutti”.