Ci sono a volte delle singole storie che, nel loro svolgimento, condensano il senso di un’intera fase, se non di un’epoca. Questa considerazione potrà apparire forse un po’ enfatica, ma non è tanto lontana dalla realtà se viene applicata al caso Eds-Hp e ai riflessi di quest’ultimo nel nostro paese.
Di che cosa stiamo parlando? Del fatto che in questo periodo, segnato da un continuo mutamento degli assetti del capitalismo a livello mondiale, una multinazionale Usa dell’informatica, la Hewlett Packard, ha acquisito un’altra multinazionale, anch’essa americana, dello stesso settore, la Eds. Il disegno strategico di chi ha pensato questa acquisizione, verosimilmente, non è solo quello di costruire un’azienda più grande, in base al principio secondo cui “due è meglio che uno”, come recita una nota pubblicità. L’idea è anche, se non soprattutto, quella di unire a livello mondiale la competenza manifatturiera di Hp nel cosiddetto hardware (personal computer, stampanti, ecc.) con la competenza software di Eds, un’azienda abituata a offrire servizi informatici a grandi clienti. Insomma, il progetto è quello di costruire una mega azienda capace di soddisfare una gamma molto vasta di clienti, che va, per fare un esempio, dallo studente che si compra un pc all’amministrazione universitaria che ha bisogno di programmi informatici dedicati.
Indubbiamente, una bella idea. Purtroppo, e questo è tipico della fase in cui viviamo, delle idee che si presentano come buone dal punto di vista economico possono avere delle conseguenze negative dal punto di vista sociale. Nel nostro caso, è questo ciò che sta accadendo sia sotto il profilo dell’occupazione che delle relazioni industriali. Con risvolti particolarmente preoccupanti per ciò che riguarda il nostro paese.
Cominciamo dall’occupazione. Come sempre accade dopo fusioni o grandi acquisizioni, i sindacati temono che la nuova impresa voglia liberarsi di una parte dei suoi addetti. Infatti, Hp non svolgeva solo attività manifatturiere ma aveva già anche una consistente presenza nel campo dei servizi informatici. Dall’acquisizione di Eds potrebbero risultare quindi dei doppioni in questo specifico settore. “Siamo fortemente preoccupati - dice Canio Calitri, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il gruppo Eds - a causa degli annunci aziendali secondo cui, a seguito della costruzione del nuovo gruppo, la proprietà potrebbe considerare in esubero qualcosa come 14mila lavoratori, di cui ben 7mila in Europa.”
“Quello che ci preoccupa ancora di più - prosegue Calitri - non è solo che una parte di questi esuberi riguardi il nostro paese, ma il rischio che la proprietà intenda chiudere interi siti produttivi, in particolare nel Mezzogiorno.”
In questo quadro si situano le recenti cattive notizie relative alle relazioni industriali. Il management italiano, forse - secondo valutazioni sindacali - per fare bella figura di fronte alla nuova proprietà, appare infatti intenzionato a buttare alle ortiche l’assetto contrattuale raggiunto col tempo in Eds.
Nel maggio scorso, in contemporanea con l’annuncio della prossima acquisizione da parte di Hp, i sindacati avevano aperto con Eds un confronto sulle prospettive industriali dell’azienda nel nostro paese. A fine giugno, avevano poi inviato a Eds la piattaforma, approvata dai lavoratori, per il rinnovo dell’accordo integrativo di gruppo. Ma qui cominciano i guai. Il 30 giugno salta il primo incontro di trattativa sulla piattaforma sindacale. Ai primi di luglio Eds minaccia di non pagare il Premio di risultato derivante dall’accordo di gruppo tuttora vigente. A fine mese, marcia indietro: Eds accetta di pagare il dovuto. Ai primi di agosto, però, nuova doccia fredda. Mentre l’acquisizione di Eds da parte di Hp, a livello mondiale, non è stata ancora perfezionata (ciò accadrà solo a fine mese), il management di Eds Italia disdetta unilateralmente l’accordo di gruppo in vigore.
Al rientro dalle ferie, i 2mila dipendenti metalmeccanici di Eds Italia trovano quindi in azienda un clima pessimo. Per diradare queste nebbie premature, Fim, Fiom e Uilm decidono di assumere l’iniziativa. In primo luogo, indicono assemblee informative in tutti i siti di Eds Italia (Torino, Milano, Siena, Roma, Pomezia, Napoli e Bari) per lunedì 8 settembre. Lo stesso giorno in cui, a Bruxelles, si svolgerà una riunione promossa dalla Federazione europea metalmeccanici per esaminare i problemi posti dall’acquisizione di Eds da parte di Hp. Inoltre, i sindacati hanno chiesto al Governo un incontro urgente.
300 mila lavoratori in tutto il mondo
C’era una volta un’azienda che si chiamava Eds. Sciogliendo la sigla, Electronic Data System. Uno dei colossi della cosiddetta information and communication technology. Una multinazionale Usa sparsa in diversi paesi e forte, a livello globale, di 140mila addetti. Notissima tra gli addetti ai lavori, la Eds è una delle grandi aziende attive nel campo manifatturiero o dei servizi il cui nome è sconosciuto, o quasi, al grande pubblico. E ciò per il semplice motivo che vende i propri prodotti, o i propri servizi, non a singoli acquirenti ma a grandi clienti. Nel caso Eds, altre aziende private o strutture pubbliche che hanno bisogno di servizi informatici, software e assistenza.
La Eds esiste ancora ma la notizia è che, questa estate, ha cambiato nome. Adesso si chiama Eds an Hp Company. Ovvero, “Eds, un’impresa Hp”. Dove Hp sta per Hewlett-Packard. Infatti, la Hp, altra grande multinazionale Usa dell’informatica - nota per i suoi prodotti quali stampanti e personal computer, diffusi anche nei nostri uffici e nelle nostre case - si è comprata Eds. Il risultato è un mega gruppo che mette assieme, a livello mondo, più di 300mila addetti. Di questi, 210mila sono concentrati nella nuova Eds an Hp Company che fornirà servizi informatici ad ampio raggio. Altri 100mila sono impiegati nelle attività manifatturiere della vecchia Hp. A questi 310mila dipendenti diretti, se ne aggiungono poi altri 30mila indiretti concentrati prevalentemente in India.