La preintesa per il rinnovo del contratto per le Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici on economici) per il 2022-24 che riguarda oltre 190mila lavoratori pubblici e non è stata firmata da Fp-Cgil, Uilpa e Usb-pi è stata bocciata in un referendum online che ha riguardato oltre 40mila dipendenti con il 98% di no. Lo fanno sapere i sindacati contrari all’intesa che chiedono di riaprire la trattativa utilizzando le risorse stanziate per il 2025. La preintesa è stata firmata dalla Cisl pubblico impiego e da altre organizzazioni che rappresentano nel complesso il 53% dei lavoratori.

“Circa 40 mila lavoratrici e lavoratori hanno partecipato alle operazioni di voto online – si legge nella nota – a questo si aggiunge la campagna di ascolto e consultazione. Un fatto inedito in un settore del pubblico impiego, che ha consentito a decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici di potersi esprimere liberamente in merito all’ipotesi di contratti facendo emergere la consapevolezza generale sull'insufficienza degli stanziamenti contrattuali”.

Dai lavoratori, si legge sempre dalla nota, “è arrivato un messaggio chiaro: la questione salariale rimane centrale, con gli attuali stipendi la maggioranza dei dipendenti pubblici non arriva a fine mese. Ora speriamo si apra una nuova fase. La partita per migliorare il contratto 2022-2024 è ancora aperta. Ci sono molte soluzioni per dare una giusta risposta salariale ai dipendenti pubblici, a partire dal trovare risorse aggiuntive per incrementare il misero 5,78% imposto dal governo”.

“La partecipazione al voto ci dice – spiega il segretario nazionale della Fp-Cgil, Florindo Oliverio – che la contrarietà al contratto è superiore al numero delle tessere dei sindacati che non hanno firmato. C’è la possibilità di riaprire la trattativa e di dare maggiori risorse”.