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Acque agitate nei porti di Venezia e Chioggia. Oggi sciopero di tutti i lavoratori. A fermarsi anche tutte le attività che ruotano attorno agli scali. Questa mattina presidio davanti alla stazione di Santa Lucia. Al centro della protesta il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro. “Da molto tempo – si legge nel comunicato delle segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil – nonostante questa sia senza dubbio l’attività economica più importante del territorio, denunciamo il mancato intervento di enti, istituzioni e Governo per la soluzione concreta di alcuni problemi che affliggono il lavoro nel settore”. Al centro della protesta la mancata manutenzione strutturale dei canali di accesso alle banchine del porto e la mancata soluzione del problema grandi navi passeggeri, con il risultato che navi di un certo pescaggio non possono più accedere al porto e la crocieristica sceglie altri approdi.
Una criticità annosa alla quale, in questi mesi, se ne sono aggiunte altre che gravano sull’attività dei lavoratori dei porti e delle imprese di Venezia e Chioggia. Dalla crisi economica causata dalla pandemia, che ha messo in ginocchio i traffici marittimi, alla messa in funzione del sistema Mo.Se, che potrebbe rendere inaccessibile il porto almeno cento volte nel periodo autunno/inverno. Dal commissariamento dell’Autorità Portuale, all’imminente scadenza delle concessioni, che rischia di vedere le imprese, spesso multinazionali, presenti nel porto, non avere risposte certe sui tempi e i modi dei loro investimenti, un pesante disincentivo alla volontà di un impegno economico.
“Una concomitanza di congiunture negative che ha fatto accendere la spia dell’allarme rosso” e ha convinto “tutti i soggetti dell’imprenditoria e del lavoro a difendere assieme, come mai prima, il bene porto. Lavoratori portuali, imprese, lavoratori dell’indotto (spedizionieri, agenzie marittime, portabagagli, rimorchiatori, ormeggiatori, piloti, autotrasporto) e ancora chi vive di riflesso anche dell’attività portuale (alberghi, ristoranti, bar, vetrai, negozi, taxisti, gondolieri), perché questa è la vera espressione della città che vive e lavora”.
Per il sindacato, è necessario procedere a una strutturale manutenzione dei canali portuali ripristinando solamente i fondali previsti dal piano regolatore; dare una soluzione definitiva alle crociere e farle tornare a Venezia; evitare che le procedure legate alla previsione delle maree per l’allerta per alzare le paratoie del Mose si trasformino automaticamente in ordinanza di inibizione al traffico marittimo da parte della Capitaneria di porto, istituendo una cabina di regia locale; ripristinare i pieni poteri del soggetto che presiede le attività portuali.
“Questa è una battaglia per il lavoro e per la rinascita di una città sana e produttiva – conclude il comunicato –. Nessuno si illuda che i lavoratori e la città restino inerti di fronte alla messa in discussione di 20.000 posti di lavoro che mantengono cittadini e famiglie. Questo è solo l’inizio, non ci fermeremo fino a quando non avremo risposte compiute e soddisfacenti. La pazienza è finita! Le chiacchiere stanno a zero! Nessuno abusi del senso di responsabilità e del senso civico dei lavoratori di Venezia e Chioggia o ne sottovaluti la determinazione”.
“Questa è la piazza del porto e del lavoro dei veneziani – ha dichiarato Renzo Varagnolo, segretario generale Filt Cgil Veneto, alla manifestazione di questa mattina davanti alla stazione Santa Lucia in occasione dello sciopero dei porti di Venezia e Chioggia – e la città non ha futuro senza il lavoro e senza questi lavoratori.
L’emergenza sanitaria – ha proseguito – ci ha chiuso per mesi, ma la ripresa lentissima ci ha messi in ginocchio. Stiamo vivendo un periodo di sopravvivenza e di resistenza, ma non può durare a lungo. Siamo vivi grazie agli ammortizzatori sociali varati dal Governo, ma non bastano. Molti lavoratori sono in cassa integrazione a Chioggia, a Marghera o nella crocieristica. Alcuni aspettano da aprile l’assegno. Altri, gli stagionali, non hanno lavorato affatto e questa situazione di precarietà va risolta. Adesso servono interventi per poter ripartire e avere un avvenire. Tra qualche mese, se le cose non cambieranno, verrà messa seriamente a rischio l’occupazione.
"Occorre una discussione che coinvolga i lavoratori e chi li rappresenta sulle prospettive del porto. Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra la città e il lavoro. Il Recovery Fund - ha detto il leader della categoria regionale - è un’opportunità strategica che non possiamo perdere. Nel frattempo, bisogna risolvere i problemi che ci impediscono di vivere e lavorare oggi e di agganciare la prossima ripresa".