“Il rischio di un default del Servizio sanitario nazionale è uno scenario non improbabile, soprattutto per l'area di emergenza-urgenza, che è la porta di accesso alle cure”. A dirlo è Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici, rimarcando che “il governo non ha fatto nulla per rifinanziare il Fondo sanitario in termini relativi rispetto al Pil, non si è messa mano neanche agli standard per il Ssn e al piano per il personale. Si vuole tenere il Servizio sanitario nazionale in galleggiamento”. Il segretario nazionale sottolinea che “i pronto soccorso sono bloccati e le liste d'attesa sono illimitate, perché sono stati depauperati i servizi territoriali. Negli ospedali le guardie mediche devono seguire fino a 400 pazienti, si accorpano servizi di guardia medica in località diverse, anche da decine di chilometri di distanza”.
A oggi mancano 50 mila operatori al Ssn, tra infermieri, medici e veterinari, e questo “è avvenuto per il combinato disposto tra stop del turnover imposto dal governo Berlusconi nel 2010 e blocco del tetto della spesa per il personale (-1,4 per cento), fermo al 2004. La logica imposta in momenti di crisi economica europea non è mai stata interrotta, anche quando in realtà il Prodotto interno lordo è ricominciato a salire”. E così Filippi conclude: “Manca poco al raggiungimento di quella che è stata una lunga lotta per ottenere i risultati economici, ovvero l'aumento contrattuale del 3,48 per cento come tutti gli altri dipendenti pubblici, l'inserimento dell'indennità di esclusività nella massa salariale, una battaglia più culturale che economica. E poi ovviamente la possibilità di sbloccare quelli che sono soldi nostri, i fondi accessori, ingiustificabilmente bloccati dall'articolo 23 della legge Madia”.