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“Il presidente dell’Aran Antonio Naddeo e il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo fanno affermazioni che sanno essere non vere: in queste ore, infatti, si affannano a sostenere che gli aumenti contrattuali per il triennio ‘22-24 sono di 150 euro medi e che vogliono chiudere i contratti in fretta e con le maggioranze possibili. Sugli stipendi: gli aumenti non sono di 150 euro medi, quello caso mai è il valore pro-capite delle risorse contrattuali ripartite per gli addetti. Ma quanto andrà in busta paga ai lavoratori pubblici? Molto meno, come ha ammesso ai tavoli lo stesso Naddeo”. Lo scrive in una nota la segretaria generale Fp Cgil Serena Sorrentino.
Infatti, prosegue la segretaria “da quelle risorse vanno detratti l’indennità di vacanza contrattuale che il governo ha deciso di anticipare unilateralmente, e i costi delle modifiche contrattuali, ad esempio se il contratto aumenta il valore degli incarichi o rivede le indennità o altri istituti contrattuali a partire dai differenziali stipendiali. Quindi non parliamo più di 150 euro, ma di molto meno. Dunque anticipo Ivc, costi contrattuali e assurdi vincoli che Zangrillo vuole imporre con una logica punitiva sulla performance mettono a rischio il valore di cifre che già così sono insufficienti”.
“Lo abbiamo detto da subito e lo ribadiamo - continua la segretaria della Funzione pubblica Cgil -, il governo è l’unico datore di lavoro che a fronte di un Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato) che si attesta a circa il 16% nel triennio di riferimento, riconosce aumenti pari a un terzo (5,78%) vincendo il titolo di peggior datore di lavoro e questo vale per i lavoratori dello Stato e vincola sanità ed enti locali, tutti settori che svolgono funzioni essenziali”.
"Sulla chiusura delle trattative invece la minaccia di forzare i tavoli provocando una rottura ad excludendum è un atto ostile nei confronti di chi vuole rinnovare un buon contratto e non il contratto imposto dal datore di lavoro - prosegue Sorrentino -. Se le maggioranze escludono oltretutto alcuni tra i sindacati più rappresentativi è evidente che l’operazione è tutt’altro che democratica ma autoritaria e piegata alla volontà di escludere chi difende l’interesse dei dipendenti pubblici a non essere trattati come lavoratori di serie B”.
“Il privato - prosegue - rinnova i contratti al doppio del pubblico, e perché dovremmo rassegnarci alla scelta del governo Meloni di impoverire sempre di più il lavoro pubblico? Faremo la mobilitazione per cambiare questa condizione, come Fp Cgil lo abbiamo sempre detto: la priorità è quella salariale e di garanzia di valorizzazione professionale, l’Aran deve fare i conti con le risorse stanziate nelle leggi di bilancio ma il governo ha la responsabilità politica della scelta di svalutare il lavoro pubblico”.
“Oggi abbiamo sottoscritto il Ccnl ‘19-21 per i dirigenti delle funzioni locali, con ben tre anni di ritardo. Quando gli stipendi non recuperano l’inflazione e sui precedenti si accumulano questi ritardi non c’è somma che faccia il totale, ci verrebbe da dire al presidente Naddeo”, conclude.