Mentre il sottosegretario Delmastro sembra godere a pensare che i detenuti non respirano, le condizioni di lavoro degli uomini e delle donne della polizia penitenziaria sono inaccettabili. Lo testimoniano quanti di loro si sono tolti la vita solo negli ultimi mesi. Ma Dalmastro invece che battersi per assunzioni e aumenti salariali, parla a sproposito dimenticando le garanzie costituzionali che valgono anche per i detenuti.

Il coordinatore nazionale della Polizia penitenziaria Fp Cgil, Donato Nolè ha inviato una lettera aperta al sottosegretario alla Giustizia Andrea Dalmastro per ricordargli che: “Le condizioni di lavoro del Corpo di Polizia penitenziaria sono oggi semplicemente inaccettabili. Le nostre istituzioni sembrano sorde alle grida di aiuto di uomini e donne che quotidianamente affrontano aggressioni, offese e umiliazioni, spesso nell’indifferenza generale”.

Meloni e la sua coalizione di destra centro si sono presentati alle elezioni di due anni fa promettendo che la dignità del personale delle forze dell’ordine sarebbe stata una delle loro priorità una volta conquistato il governo. Ebbene siedono a palazzo Chigi da più di 24 mesi e di quelle promesse nemmeno una è stata mantenuta.

“Negli ultimi due anni la situazione è peggiorata in modo esponenziale. Onorevole Delmastro – si legge ancora - il Suo ruolo istituzionale comporta l’obbligo morale e politico di garantire non solo la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, ma anche i diritti e la dignità dei poliziotti penitenziari. Ci aspettiamo quindi un cambio di passo del Governo su questioni molto concrete. Ecco alcune delle criticità più urgenti: è inaccettabile che in istituti che ospitano detenuti sottoposti al regime del 41-bis dopo le ore 20:00 la gestione sia affidata unicamente agli Agenti, a causa della mancanza di Ispettori e Sovrintendenti. Inoltre, le 60 ore mensili di straordinario mediamente svolte dal personale, spesso non retribuite, rappresentano una condizione insostenibile e ingiusta, che influisce negativamente sia sulla salute fisica che mentale degli operatori”.

Il sottosegretario ha fatto sfoggio della sua mancanza di conoscenza dei diritti costituzionali e della sua mancanza di umanità alla presentazione di una macchina costosa e forse nemmeno utile che andrà ad aumentare il parco veicoli della polizia penitenziaria, ma non è un’automobile a far primavera.

Ricorda Nolè: “La Polizia penitenziaria non chiede privilegi, ma il rispetto dei diritti fondamentali per svolgere con dignità e sicurezza il proprio lavoro. È urgente che si passi dalle promesse ai fatti concreti, perché ogni giorno che passa senza interventi peggiora una situazione già al limite e non può essere, per quanto utile, l’avere a disposizione un mezzo blindato la soluzione del disastro. Da ultimo e non per ultimo ritengo che le sue ultime affermazioni non fanno altro che esporre i colleghi poliziotti ad inutili e immeritati rischi”, conclude il dirigente sindacale.