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Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil scendono in piazza mercoledì 24 luglio, a Palermo, insieme al coro, l'orchestra e il corpo di ballo del Teatro Massimo, per manifestare il loro "dissenso" al nuovo decreto legge per le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane e "per porre l'accento sulla produzione culturale del Teatro, sulla necessità di risorse certe per la programmazione, sulla stabilizzazione dei precari". La manifestazione si terrà alle ore 20 in piazza Verdi, l'annuncio ufficiale sarà dato oggi (venerdì 19 luglio), quando, prima dello spettacolo di bolero al Teatro di Verdura, i sindacati daranno lettura del comunicato unitario.
Il nuovo decreto legge, secondo i sindacati, "uccide" le fondazioni lirico-sinfoniche. "Il decreto - afferma il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso - impedisce la trasformazione dei contratti da tempo determinato a indeterminato e prevede che ai concorsi debbano accedere, per la stabilizzazione, anche gli artisti precari che vanno in scena da 15 anni. Noi pensiamo invece che il precariato vada sanato". I sindacati continueranno a portare avanti la lotta per la stabilizzazione degli 80 precari storici del teatro Massimo di Palermo.
Sul tappeto anche il contratto nazionale di lavoro del personale delle Fondazioni che non si rinnova da 15 anni. "E' incomprensibile che un settore vada avanti da 15 anni con un contratto scaduto",- aggiunge Rosso: "Non capiamo perché le piante organiche delle fondazioni siano quasi dimezzate e non ci sia un percorso di investimenti, con la previsione di piante organiche adeguate per far restare le Fondazioni centri di produzione e non di distribuzione di spettacoli affittati". Per quanto riguarda la produzione della Fondazione Teatro Massimo, torna la richiesta di una stagione estiva di almeno tre mesi che coinvolga le maestranze in un progetto di sviluppo, sulla base di un organico consolidato. "Dobbiamo puntare al raddoppio delle produzioni", conclude il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso: "Solo in questo modo si può dare un segno tangibile al governo e al ministero, con un riscontro di produzione costante tutto l'anno ed esigere così risorse adeguate. E' inimmaginabile pensare che il Teatro Massimo possa stare 3-4 mesi senza produrre uno spettacolo".