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“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”: così recita l’articolo 1 della Costituzione. A 74 anni di distanza, come stanno realmente le cose? Il lavoro conferisce dignità alla persona, deve essere centrale nella vita di tutti gli individui, sia esso manuale o intellettuale va promosso e tutelato. Ma tra il dire, anzi lo scrivere, e il fare ci sono più di sette decenni di storia, che dalle repressioni dei movimenti contadini e operai passa per lo Statuto dei lavoratori e arriva fino al Jobs Act o giù di lì.
In questo 2 giugno 2021 ci troviamo a fare i conti con più di un anno di pandemia da Covid-19, in un’Italia in cui già prima dell’emergenza per svolgere lo stesso lavoro si poteva essere inquadrati sfruttando molteplici e creative forme. Dal tempo indeterminato, sempre più raro, spesso legato a sgravi contributivi e che, dopo la cancellazione dell’articolo 18, forse nemmeno dovrebbe essere considerato più tale, al contratto a termine nelle sue varie declinazioni. Dal contratto di collaborazione, checché se ne dica ancora in auge, a quello che è diventato il vero re dei contratti di lavoro, usato e spesso abusato in ogni dove, ovvero il contratto in somministrazione. Poi, ci sono un esercito di partite Iva e lavoratori autonomi con ritenuta d’acconto, che dietro alle loro fatture e ricevute nascondono invece rapporti di subordinati. Per non parlare di stage, tirocini, apprendistati, progetti di servizio civile e di garanzia giovani utilizzati in questi ultimi anni per reclutare mano d’opera a costo zero.
Vent’anni di liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro, dove il Covid è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e a rischiare di affogare sono le classi lavoratrici, i piccoli imprenditori, i giovani, le donne, gli stranieri, i disoccupati e gli inoccupati. In questo contesto il Sol Cgil, Servizio per l’orientamento al mercato del lavoro, svolge un compito di primaria importanza. Grazie alle sue competenze è un punto di riferimento fondamentale per le comunità nei territori in cui opera: l’attività politico sindacale, il supporto alla ricerca attiva del buon lavoro, l’accompagnamento nei percorsi formativi, l’assistenza online nei periodi di lockdown e le molte altre peculiarità dei Sol sono diventati non solo imprescindibili all’interno della confederazione, ma rappresentano un vero e proprio baluardo sociale a tutela dell’occupazione di qualità.
E la buona occupazione non vuole dumping contrattuale né lavoratrici e lavoratori con sempre meno diritti, non vuole disparità di genere né di qualsiasi altro tipo. Al contrario, ha bisogno di certezze, investimenti seri, sostenibilità, formazione costante e continua. Allora in questo 2 giugno probabilmente non bisogna chiedersi se l’Italia sia ancora una Repubblica fondata sul lavoro, ma come deve essere quel lavoro su cui vogliamo si fondi la nostra Repubblica.
Valeria Podrini è responsabile di Sol Cgil Trentino