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La Flc Cgil, nella giornata di oggi, ha formalmente presentato un esposto alla Commissione europea sul rischio di annullamento dell’istituzione del contratto di ricerca, introdotta dalla cosiddetta legge Pnrr-bis, come unica figura post-dottorale negli atenei, nel preruolo universitario.
“La figura del contratto di ricerca – spiega il sindacato -, con rapporto di lavoro subordinato di durata biennale ed esclusivamente dedicato alla ricerca, aboliva la precedente figura dell’Assegnista di ricerca, una collaborazione coordinata e continuativa, esentasse e quindi senza capienza e welfare fiscale, con contributi previdenziali in gestione separata”.
Ora, il recente ddl 1240 di iniziativa governativa (il cosiddetto ddl Bernini-Meloni), oggi in discussione alla VII commissione permanente del Senato, torna a intervenire sul pre-ruolo, con l'istituzione di nuove e molteplici figure precarie che, prevedendo maggiore flessibilità e costi minori, renderebbero il contratto di ricerca sostanzialmente svantaggioso per le amministrazioni. In particolare poi l’assistente di ricerca rappresenta la sostanziale re-introduzione dell’assegno di ricerca abolito nel 2022, avendone le stesse caratteristiche.
Come sottolinea Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc, “dopo aver esplicitato tali contraddizioni nelle audizioni e nei testi consegnati in Parlamento, dopo averlo ribadito in diversi incontri al Ministero e non avendo visto cambiamenti di indirizzo sul disegno di legge proposto, abbiamo ritenuto necessario segnalare formalmente alla Commissione europea il rischio che si aggiri e si svuoti una milestone del Pnrr, con l'introduzione di forme atipiche, svalutate e senza rappresentanza all’interno dell’università italiana”.
La Flc, che continua in queste settimane a portare avanti la propria iniziativa contro il ddl nelle mobilitazioni in corso negli atenei, “resta a disposizione delle istituzioni europee e nazionali per ulteriori chiarimenti e per collaborare al miglioramento del sistema universitario e di ricerca in Italia”, conclude la nota.