“Basta spremerci”. La sintesi perfetta di quello che è diventata la vita degli addetti del turismo a Venezia la “gridano” dei cartelloni agitati dai lavoratori del settore che hanno risposto all’appello di Cgil e Filcams cittadine e si sono ritrovati in massa sul Ponte di Rialto per denunciare le proprie condizioni di vita e di lavoro. Quella che dovrebbe essere una élite professionale in una città che ormai da decenni vive soprattutto di turismo è trattata come l’ultima ruota del carro e non trova prospettive, né sul territorio né tanto meno sul fronte del rinnovo del contratto nazionale fermo da anni. Così, mentre a Firenze i 7 “Grandi” danno vita alla discussione sui massimi sistemi del settore, proprio qui in Italia e lì a Venezia, Paese e città simbolo universale del bello, dell’arte e del turismo, va in scena la protesta di lavoratori sfruttati e allo stremo. 

Un momento della protesta dei lavoratori del turismo sul Ponte di Rialto a Venezia

Sul Canal Grande la stagione turistica è ogni anno più lunga, il settore cresce in modo esponenziale, l’espansione di strutture “ricettizie” nella città storica e nel centro di Mestre è inarrestabile. L’esplosione degli incassi “spinge le grandi compagnie, sempre più internazionali e sempre meno locali, a procacciare palazzi storici da riconvertire in alberghi”, spiega la Cgil in un comunicato. E nel settore continua ad aumentare il numero degli occupati: il turismo nella provincia – non è certo una notizia – è l’economia prevalente. Quello che fa notizia, spiega il sindacato, è piuttosto “il totale disinteresse della politica locale e nazionale, che in queste ore si sta riunendo al G7 turismo di Firenze, in merito allo spopolamento delle città storiche, alla qualità delle ricadute occupazionali del turismo e alla sua sostenibilità”.

Lavoratori da anni senza contratto

“Di certo, in termini di stipendi e di occupazione di qualità, ai lavoratori del settore lascia ben poco –dichiarano Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia e Caterina Boato, segretaria generale Filcams Cgil Venezia –. Basti pensare che uno dei contratti principali, il contratto nazionale Confindustria turistica, si deve ancora rinnovare e i lavoratori e le lavoratrici sono senza contratto da anni”.

Retribuzioni distanti dal costo della vita

Che significa essere senza contratto? “Significa non avere certezze sulla retribuzione, ma anche non avere regole certe sul contratto di lavoro. Il tavolo contrattuale aperto da due anni – spiegano i sindacalisti –  non ha fatto passi in avanti, con una prima rottura dei negoziati nel mese di novembre e uno sciopero nel mese di dicembre del 2023. Per i sindacati e i lavoratori il rinnovo del contratto è prioritario come lo è la questione salariale: a fronte di flussi turistici in continua crescita e di condizioni di lavoro particolarmente difficili, le retribuzioni rimangono assai distanti dal costo della vita”.

La precarietà scaturita dalle terziarizzazioni dilaga

Quali sono gli altri problemi per chi lavora nel turismo? “Ci sono i temi legati alla precarietà. Con la disoccupazione stagionale che si riduce di anno in anno – dichiarano Daniele Giordano e Caterina Boato – in termini economici diventa davvero difficile per i lavoratori del turismo affrontare i mesi invernali. A questo si deve aggiungere la precarietà dilagante scaturita dalle terziarizzazioni che subiscono i lavoratori del settore, i quali rischiano di perdere quote di salario, vista la regola del massimo ribasso richiesto dalle aziende che danno l’appalto, o peggio ancora il rischio della perdita del posto di lavoro a ogni passaggio d’appalto. Per scongiurare questi pericoli servono regole certe che vincolino le aziende che decidono di dare in outsourcing la gestione di reparti quali piani, ristorazione, e altri”.

Carichi di lavoro sempre più pesanti e ambiente sempre più tossico

E il lavoro è sempre più pesante, denuncia il sindacato. “Chi è occupato nel turismo è sottoposto a carichi di lavoro usuranti e stressanti, vessazioni, anche da parte dei clienti, e molestie sui luoghi di lavoro. Considerando l’alta percentuale di donne occupate bisogna ripensare a un modo più fruibile di congedi familiari e per la genitorialità. I lavoratori e le lavoratrici – concludono i due dirigenti sindacali – si meritano non solo un contratto rinnovato e dignitoso, ma anche un contratto integrativo territoriale per tutta la Provincia di Venezia, capace di innovare ed estendere i diritti a tutto l’indotto, così da sconfiggere il lavoro nero e il dumping contrattuale dovuto all’adozione dei contratti pirata o quelli non riguardanti il turismo. Il turismo si conferma, anno dopo anno, il settore trainante dell’economia contribuendo più di tutti ad accrescere il Pil e a creare occupazione”.