Italpizza sarebbe intenzionata ad acquisire lo stabilimento Antico Forno a Legna di Mortara (Pavia), che produce pizze surgelate. L’impianto pavese è dotato di impianti di produzione e un processo lavorativo (stenditura a mano) identici a quelli di Italpizza; occupa 70 dipendenti, senza appalti nel processo produttivo, e applica il contratto di lavoro dell’industria alimentare.

“Applicazioni contrattuali e organizzazione del lavoro, quelle dell’Antico Forno, presenti in tutti i maggiori impianti produttori di pizza surgelata presenti in Italia, tranne che in Italpizza, dove 900 lavoratori appaltati in due cooperative si trovano inquadrati nel contratto delle pulizie – commenta Umberto Franciosi, segretario generale della Flai Emilia-Romagna –. Ricordiamo che il modello organizzativo e le applicazioni contrattuali in Italpizza sono al centro di pesanti vertenze sindacali e sono contestate dalla Flai e dalla Cgil di Modena”.

Italpizza, continua Franciosi, “da quanto ci riferiscono i colleghi di Pavia, prima di procedere all’acquisizione dell’Antico Forno che si trova attualmente in critiche condizioni economiche, avrebbe chiesto un accordo sindacale per definire le applicazioni contrattuali che dovevano essere le stesse presenti su Modena, cioè non applicare il contratto di lavoro per i dipendenti dell’industria alimentare. Questa sembrerebbe essere la precondizione per salvare i posti di lavoro; un vero e proprio ricatto”.

“Italpizza continua a perseguire un modello organizzativo del lavoro, con applicazioni contrattuali non congrue con le mansioni che vengono svolte dai lavoratori, ma anche con i competitor del settore; un modello che crea concorrenza sleale su tutto il territorio regionale e nazionale. Con questo modello Italpizza continuerebbe a produrre tumultuosi fatturati e utili da record, creando concorrenza sleale la quale potrebbe mettere fuori mercato altre aziende che poi potrebbero essere acquisite, come nel caso dell’Antico Forno”, aggiunge Franciosi.

“Italpizza non è quindi solo un problema modenese, cioè di un distretto alimentare che fa di quel modello organizzativo l’elemento di competizione sulla pelle dei lavoratori, ma un problema di tutto il settore e tutto il Paese. È mai possibile che debbano essere solo la Flai e la Cgil a denunciare questa concorrenza sleale? Dove sono le associazioni imprenditoriali aderenti a Confindustria che rappresentano i concorrenti di Italpizza che producono pizze industriali o prodotti da forno surgelati o meno in tutta Italia?”, si chiede il dirigente sindacale.

“Se le associazioni imprenditoriali non dicono e non fanno nulla, è ovvio che stanno assecondando quel modello e quel sistema, quindi è inutile siglare protocolli e patti che vengono poi contraddetti da simili modi di fare impresa che non sono gli unici sul nostro territorio regionale e nazionale”, conclude la nota.