Una visione ampia, oltre la palude attuale, ce la regala ancora una volta la Flai Cgil guidata da Giovanni Mininni. Una visione di prospettiva, che, per definire il ruolo e le battaglie della Federazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore agro industria della Cgil, decide di partire, come era prassi un tempo nel Pci, dalla situazione internazionale, quella surreale in cui sta rapidamente precipitando il mondo.
Così, quella che doveva essere una semplice conferenza stampa di presentazione delle due opere d’arte commissionate a Jorit per celebrare due figure fondamentali del sindacalismo italiano, della Cgil e di quella che ora si chiama Flai, alla fine riesce a celebrarli nel modo più vero e profondo, rendendoli manifesto. È esattamente così che l’arte diventa messaggio politico, più potente di qualsiasi campagna social o di qualsiasi discorso e, ci permetterete, di qualsiasi polemica su scelte recenti dell’artista, che qualcuno ha legittimamente discusso. Perché in questi due bellissimi ritratti e nello sguardo profondo dei due soggetti, Giuseppe Di Vittorio, fondatore e segretario generale della Cgil fino alla morte, e Argentina Altobelli, prima donna a guidare un sindacato, la Federterra, nel lontano 1906, si intuisce la forza dell’esempio e tutta l’attualità di quelle vite lontane che pure stanno tornando prepotentemente a ripetersi nelle esistenze sfruttate dei braccianti del qui e ora e nella difficoltà delle donne a esercitare i propri diritti.
Pace e giustizia sociale è il messaggio – sottolineato più volte dal segretario generale della Flai Cgil – di queste tele, “arte di strada per il sindacato di strada”, è l’intuizione profonda.
Parte la mobilitazione della Flai Cgil
E per la pace e la giustizia sociale, poco dopo aver scoperto le due tele, Giovanni Mininni lancia una mobilitazione che andrà avanti nei prossimi mesi, una mobilitazione della Flai Cgil che riprende i temi per i quali in questi mesi si sta battendo la confederazione e li declina, li caratterizza, sul terreno della federazione di categoria. Nel rispetto e nell’aderenza con la confederalità che tutto permea, ma senza rinunciare alla specificità delle lavoratrici e dei lavoratori difesi dalla Flai.
In un incrocio di destini che in nome della giustizia sociale e della pace intreccia le vite e l’esempio di Peppino Di Vittorio e Argentina Altobelli con la guerra in Ucraina e “la mattanza perpetrata ai danni del popolo palestinese dal governo sionista di Israele”.
Giovanni Mininni: Il governo latita su caporalato e sfruttamento
Un messaggio dritto al governo, che “latita su caporalato e sfruttamento. Noi –rivendica Giovanni Mininni – dieci giorni fa siamo tornati a Borgo Mezzanone, dove solo grazie al prefetto abbiamo ottenuto piccoli passi avanti. Con rabbia e rammarico constatiamo che i 200 milioni di euro previsti dal Pnrr per il risanamento dei ghetti – 100 milioni destinati proprio all’inferno del foggiano –non si muovono perché non è stato nominato il commissario straordinario che dovrebbe mettere in campo tutte le azioni per dare a queste persone un alloggio certo e dignitoso”. Il governo perde tempo, butta la palla in tribuna, rimanda di continuo la possibilità di spendere queste risorse “per farle cadere nel dimenticatoio. Siamo in ritardo di un mese e mezzo e cresce il rischio che alla fine questi soldi andranno persi o destinati ad altra attività”.
Le tappe della mobilitazione
E allora si parte. Perché questa conferenza stampa apre ufficialmente cinque mesi di mobilitazione intensa di cui la segretaria organizzativa della Flai Cgil, Silvia Guaraldi, detta i tempi, scandendo le tappe principali. Il premio Jerry Masslo nella tre giorni di fine maggio, per rafforzare l’azione di denuncia e di lotta contro lo sfruttamento nelle campagne, contro le mafie, contro il razzismo e le leggi razziste come la Bossi-Fini. E poi Diritti in campo dalla seconda metà di giugno, l’attività a tappeto del sindacato di strada.
Una lotta annunciata proprio nel giorno in cui “presentiamo – dice Silvia Guaraldi – questi ritratti di Giuseppe Di Vittorio e Argentina Altobelli che sono un po’ nostro padre e nostra madre”.
Da allora la Flai Cgil è rimasta sempre dalla stessa parte. A lottare per gli ultimi, per gli esclusi, per la pace e la giustizia sociale. Per difendere quella tribù umana della quale facciamo tutti parte.