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Si chiude dopo un'ora e mezzo di confronto il tavolo convocato al ministero dell'Economia tra sindacati e governo. E sulle misure fiscali la distanza è netta, tanto che all'uscita dal vertice con il ministro Franco, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini non esita a dare "un giudizio negativo perché di fatto ci è stato presentato l'accordo di maggioranza come il perimetro entro il quale muoversi, e quel perimetro per noi non va bene: va allargato, così non funziona".
Landini all'uscita dal Mef
Cgil, Cisl e Uil lo avevano ribadito più volte nel corso delle ultime settimane e tornano a farlo anche adesso: gli otto miliardi devono andare tutti al lavoro dipendente e ai pensionati. "Non è accettabile - prosegue Landini - che dai 15 mila ai 30 mila euro di reddito il ritorno sul piano della tutela del salario sia del tutto insufficiente. Voglio fare un esempio: non ha senso che chi guadagna 100 mila euro di reddito all'anno abbia lo stesso vantaggio in termini economici di chi ne guadagna 20 o 25 mila. Credo sia il contrario della progressività e che sia sbagliato come messaggio da dare oggi alle lavoratrici, ai lavoratori, ai pensionati e alle pensionate di questo Paese".
Sul fisco, dunque, il confronto si ferma. "Non sono stati fissati altri incontri - precisa l'esponente sindacale - e questo non è un fatto positivo". Ma sulla legge di bilancio le partite aperte sono ancora molte. "Vogliamo risposte sia sul versante delle pensioni sia sugli altri temi che riguardano la manovra. Per quello che ci riguarda - conclude Landini - la mobilitazione e le assemblee nei luoghi di lavoro devono proseguire e nei prossimi giorni, in tempi molto rapidi, insieme a Cisl e Uil valuteremo tutto ciò che è necessario per far cambiare idea al governo e alle forze di maggioranza, perché stanno commettendo un errore".
"Se sto in silenzio si capisce lo stesso il risultato dell'incontro". Con questa battuta il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri ha dato il senso dell'insoddisfazione dei sindacati. "Nell'incontro - ha spiegato - il ministro ci ha rappresentato e raccontato, come Omero, senza un pezzo di carta e senza un documento, l'accordo fatto nella cabina di regia che si è svolta al ministero. Noi abbiamo riconfermato che quelle scelte sono sbagliate, perché si riducono i finanziamenti sulla sanità, attraverso la riduzione dell'Irap, che pagavano le aziende, che hanno avuto contributi per 170 miliardi di euro".
Insoddisfatto anche il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. "Valuteremo nelle prossime ore - ha detto - cosa fare sulla base di una richiesta di attivare un confronto su base tecnica, condizione per giungere a soluzioni condivise. Il governo deve ragionare col sindacato sulla necessità di dare un forte segnale di riduzione delle tasse a favorire di lavoratori e pensionati, la parte del Paese che ha subìto i più forti contraccolpi dell'emergenza sanitaria".