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Il 12 aprile il Tribunale di Firenze, su ricorso della Fiom provinciale, ha condannato per atteggiamento antisindacale un'azienda fiorentina che realizza accessori moda. Queste le ragioni: aver sanzionato dei delegati per aver affisso un verbale di assemblea in bacheca, mancata applicazione della rotazione in cassa integrazione, non aver fornito i dati su un'informativa circa un capitolo del contratto nazionale, interferenza con attività sindacale. Il distretto degli accessori metallici per la moda, nella sola provincia fiorentina, coinvolge circa 10.000 addetti in oltre 200 imprese tra 10 e i 400 dipendenti.
“Non è la prima volta che denunciamo e vinciamo cause con aziende medie o grandi del settore - afferma Iuri Campofiloni della segreteria Fiom di Firenze e Prato -. Imprese cosiddette ‘primarie’, cioè che nel sistema di filiera dei grandi marchi della moda, fatto di cerchi concentrici, stanno nel primo cerchio e quindi lavorano in rapporto diretto coi brand. Parliamo di società con bilancio etico certificato SA8000, attestato che dovrebbe garantire l'eticità ed il rispetto dei diritti dei lavoratori e che permette a chi lo vanta di accedere a finanziamenti pubblici nazionali ed europei oltre a costituire un pedigree da esibire al cliente. Ci chiediamo quale senso abbia una certificazione rilasciata da un privato ad un altro privato, dietro pagamento, senza il coinvolgimento di parti sociali, istituzioni o altri organi pubblici”.
“Alla luce del pronunciamento del Tribunale, questo sistema certifica una distratta ‘apparenza’ e ha bisogno di essere riformato. Infatti, quando le condanne riguardano aziende primarie significa che l'eticità del settore non c'è. Noi crediamo che sia interesse dei brand e di tutte le aziende della moda riportare la discussione sul rispetto dei diritti delle persone. Per questo, chiediamo l'attivazione di un tavolo istituzionale sul settore che coinvolga oltre alla Città metropolitana, la Regione Toscana, le rappresentanze sindacali e datoriali, anche tutte le aziende, dai committenti, ai fornitori e fino ai sub-fornitori e anche Agenzia delle entrate e Inps, affinché diventino parti attive e attuative nel processo di certificazione e controllo del sistema. Un'azione nell’interesse comune dei lavoratori, del territorio e dei marchi che esportano Firenze e la Toscana nel mondo", conclude il sindacalista.