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Il 26 marzo scorso l’Orobica Cicli di Endine Gaiano (Bergamo) ha comunicato ai sindacati la volontà di cessare l’attività lavorativa, dopo oltre 40 anni, entro il 31 maggio. “Questa scelta – spiega la Fiom Cgil Vallecamonica e Sebino – è la conseguenza della decisione di Decathlon Produzione Italia di interrompere tutte le produzioni affidate all’Orobica Cicli alla data del 31 maggio prossimo. Il 95% di produzione di Orobica Cicli, infatti, fa capo a Decathlon”.
La categoria rileva che “in questi anni abbiamo rimarcato ai tavoli sindacali che dipendere produttivamente da un’unica azienda avrebbe potuto portare a problemi in caso di cambiamento di strategie commerciali da parte di Decathlon. Proposte che sono rimaste inascoltate”.
L’azienda ha dunque avviato la procedura di licenziamento collettivo per i 51 dipendenti. “Da subito – prosegue la Fiom – abbiamo richiesto l’apertura di ammortizzatori sociali per gestire la complicata situazione, affiancati dalla possibilità di incentivi economici aziendali su base volontaria per permettere ai lavoratori un’uscita dall’azienda in caso di ricollocazione lavorativa sul territorio. La nostra richiesta rispecchia la volontà emersa dalle lavoratrici e dai lavoratori durante l’assemblea sindacale dello scorso 18 aprile”.
Finora, però, l’azienda non ha “preso formalmente in considerazione l’utilizzo di ammortizzatori sociali per attivare le politiche attive e gestire la ricollocazione dei lavoratori sul territorio, ma ha proposto da subito l’uso di incentivi economici per arrivare a un accordo di licenziamento collettivo. Riteniamo questa scelta aziendale sbagliata e di ostacolo nella ricerca di una soluzione positiva per l’occupazione e il futuro dei lavoratori”.
La Fiom chiede all’azienda di discutere con il sindacato su “come gestire, utilizzando gli ammortizzatori sociali, la possibile ricollocazione dei lavoratori anche con l’aiuto degli enti territoriali. Abbiamo inviato in Regione Lombardia una richiesta alla IV Commissione Attività produttive per aprire un tavolo di crisi. Il 9 maggio prossimo saremo in Regione Lombardia per rimarcare all’azienda che esistono possibilità alternative alla chiusura collettiva dello stabilimento e al conseguente licenziamento di 51 lavoratrici e lavoratori”.