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“I dati con il segno meno della produzione industriale, il progressivo impoverimento del territorio provocato dalle delocalizzazioni e dalla chiusura di aziende, il sistematico utilizzo dei licenziamenti, l’aumento della precarietà, ci parlano di una fase che rischia di peggiorare la già pesante condizione economica e sociale di milioni di uomini e donne”. Questa l’analisi di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di Milano, in vista dello sciopero generale dei metalmeccanici di venerdì 14 giugno: “Le scelte del sistema delle imprese e degli ultimi governi non vanno nella giusta direzione e, in alcuni casi, producono ulteriori danni. È il caso, ad esempio, della liberalizzazione dei subappalti o dei tagli alle risorse Inail previste per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Anche a Milano e provincia, come nel resto del Paese, sono tanti le lavoratrici e i lavoratori che rischiano il licenziamento o pagano pesantemente le scelte unilaterali delle imprese. “Eclatante è la situazione del settore delle telecomunicazioni, che vede i lavoratori di Sirti in contratto di solidarietà per scongiurare 883 licenziamenti, così come nel comparto della produzione di elettrodomestici: anche le operaie e gli operai della Electrolux di Solaro, infatti, sono in contratto di solidarietà e il futuro della Whirlpool è molto incerto”, spiegano i segretari generali provinciali di Fiom (Roberta Turi), Fim (Christian Gambarelli) e Uilm (Vittorio Sarti): “Non va meglio nell'informatica, con la Dxc Technology che vuole ridurre la presenza in Italia e delocalizzare in paesi con il costo del lavoro più basso, così come la Xerox che ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 98 lavoratori o la Fujitsu Italia che intende abbandonare il paese e chiudere tutte le sedi”.
Brutte notizie anche dal settore dell’energia, con la storica Breda Energia che ha messo i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, così come la Negri Bossi di Cologno Monzese, mentre i 94 lavoratori e lavoratrici della Menfi (produzione di pentole e coperchi) potrebbero perdere il lavoro perché l'azienda rischia il fallimento. Alla Igv Group di Vignate, che produce cabine per ascensori, sta per scadere la cassa straordinaria e a rischio ci sono 165 posti di lavoro, mentre alla Bitron, che occupa 77 lavoratori, in forse c’è la permanenza del sito di Cormano.
Nelle aziende che non dichiarano esuberi non sono pochi i casi di disdetta degli accordi di secondo livello, come in Italtel o in Imq, e anche in quelle che fanno utili si registra una tendenziale indisponibilità a discutere di premi di risultato e redistribuzione di salario (tra queste, la Engineering, la Ntt Data, la Almaviva, la Oracle, la De Lucchi, la Accenture, l'Ibm). “C'è un problema salariale irrisolto – concludono Turi, Gambarelli e Sarti – e le aziende non stanno rispettando quanto era previsto con la sottoscrizione dell'ultimo ccnl dei metalmeccanici, che prevedeva che la ricchezza andasse redistribuita in azienda con il meccanismo del premio di risultato. In realtà il grosso dei profitti sono stati redistribuiti soprattutto tra i dirigenti, e i livelli più bassi sono rimasti fuori. Chi guadagnava poco guadagna sempre meno e non c'è stata alcuna estensione della contrattazione”.