Aumentano i contagi, il numero delle morti è sempre a tre cifre, ma molte aziende riprendono l’attività dopo aver richiesto l'autorizzazione al Prefetto, dichiarando la produzione funzionale ad assicurare la continuità della filiera delle attività “essenziali” indicate dal governo. La denuncia arriva dalla Fiom Cgil Milano, che ricorda come purtroppo il virus non si fermi davanti ai portoni delle fabbriche: altri due metalmeccanici hanno perso la vita nei giorni scorsi a causa dell'infezione da Covid-19, Mario Perrone, di 57 anni, operaio manutentore della Siram di Milano e Fabrizio Crispiatico, 48 anni, impiegato dell'Electrolux di Solaro.
“Mentre nel nostro territorio il contagio continua a mietere vittime, decine di aziende riaprono dopo aver inviato la richiesta al Prefetto – dichiara Roberta Turi, segretaria generale Fiom Milano -. Fino a quando il Prefetto, a fronte di eventuali controlli, non decide, possono continuare le attività. Mentre alcune, pur avendo ricevuto il provvedimento di sospensione, sono ancora aperte. E per chi viola la norma non ci risultano sanzioni”.
La situazione è paradossale: come cittadini se usciamo e violiamo la legge rischiamo multe salate, mentre se lo fa un'azienda non rischia nulla. Al sindacato risulta inoltre che se un lavoratore viene fermato mentre sta andando al lavoro e da un controllo emerge che la sua azienda non è tra quelle che possono rimanere aperte, lui viene sanzionato e l’azienda no. “Oggi abbiamo segnalato al Prefetto di Milano un nuovo elenco di imprese che, a nostro parere, non rientrano tra le produzioni consentite o che non rispettano quanto contenuto nel Protocollo condiviso – aggiunge Turi -: sono solo la punta di un iceberg, molti lavoratori, infatti sono combattuti tra la paura di perdere il posto e il timore per la loro salute”.