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Ieri a Rofelle, nel comune di Badia Tedalda (Arezzo), al confine con Marche ed Emilia Romagna, nell’area dei lavori di rifacimento del metanodotto Rimini-Sansepolcro, è finito in un dirupo un pick-up con cinque operai di una delle imprese a cui sono stati affidati i lavori. I lavoratori hanno riportato ferite di varia entità. Si tratta di 'una grande opera' come si direbbe, di quelle che nell’Aretino non si vedono da tempo. Sono impiegati circa 200 addetti, di loro una parte sono meccanici, circa 150, il resto edili e operano su diversi lotti di cantiere sparsi sulle montagne al confine con la Romagna.
Dice Antonella Pagliantini, segretaria generale Fillea Cgil Arezzo: “Un grande lavoro come questo avrebbe dovuto essere preceduto da un confronto con il committente, da una contrattazione d'anticipo con l'appaltatore, ma difficilmente ci si confronta col sindacato per introdurre strumenti efficaci come il badge all'ingresso così da monitorare tutte le aziende e i lavoratori presenti, le ore lavorate e controllare quasi in tempo reale cosa accade in cantiere, quali sono i contratti applicati inerenti all'appalto, tutte cose che ci eviterebbero ogni volta lo sgradevole compito di giocare a ‘indovina chi’, cercando disperatamente notizie confortanti dai colleghi quando succede un incidente sul lavoro. Siamo di fronte a una miriade di imprese tra appalti, sub appalti, affidamenti, forniture, sub forniture per cui spesso è difficile venirne a capo”.
“È un ennesimo incidente di una strage che continua, manca il coraggio di fare le scelte giuste - spiega Giulia Bartoli, segretaria generale Fillea Toscana -. La Regione, a partire dal presidente Giani, che solo pochi giorni fa ha dichiarato, sottolineando che tutti sono chiamati a responsabilità, la volontà di investire sui controlli e sulla prevenzione, deve introdurre urgentemente la timbratura obbligatoria per monitorare i cantieri da parte degli organi ispettivi, le Prefetture, le Casse edili e la committenza stessa. Occorre aumentare i controlli, le regole legislative ci sono, è necessario farle rispettare”.
"Purtroppo - continua la dirigente sindacale -, gli ispettori, fra Inps, Inail e Ispettorato del lavoro, si riducono da tempo, dal 2017 ne sono venuti meno in Italia più di mille, e se rapportiamo il numero degli ispettori alle imprese sempre più frammentate e destrutturate viene fuori un numero impressionante: un 'impresa ha la possibilità di essere controllata praticamente una volta ogni 40 anni e, considerando che la durata media di un’impresa è di 7 anni, praticamente mai. Se prendiamo a riferimento i primi 3 mesi dell'anno 2021 con i primi tre mesi nel 2020, in Toscana gli infortuni in edilizia sono cresciuti del 5%; negli anni precedenti la situazione non è migliore, dal 2015 calano in valore assoluto ma crescono se rapportati al numero degli addetti (in media il 10% dei lavoratori subisce un infortunio nell'arco dell'anno), e solo nel 2019 abbiamo un lieve calo ma vi è un picco degli infortuni mortali.
Aggiunge Bartoli: “Nei prossimi mesi il lavoro in edilizia, nelle infrastrutture, nei grandi e piccoli cantieri dovrebbe aumentare grazie alle varie risorse messe a disposizione dal Pnrr al super bonus ai fondi nazionali: come pensiamo di affrontare tutto questo? Vogliamo ancora una volta che le cose vadano come vadano o invece, urgentemente, ci dotiamo degli strumenti giusti per combattere questa 'emergenza nazionale'? Patente a punti in edilizia per la partecipazione alle gare e l'accesso ai fondi, legalità, applicazione contrattuale e verifica col badge delle presenze in cantiere sono i punti centrali da attuare. Il tema della sicurezza, ce lo diciamo sempre, non può essere di interesse 'comune' solo quando succede il dramma ma alle parole devono corrispondere i fatti”.