PHOTO
Gli scioperi dei primi anni del Novecento, le manifestazioni di piazza finite nel sangue, le dure battaglie contro il caporalato, il lavoro nero e quello a cottimo, le lotte acerrime per la conquista dei più elementari diritti, dalla busta paga regolare a fine mese a un orario di lavoro meno massacrante, al riconoscimento della pensione, alla creazione della Cassa edile. La fatica illustrata in primo piano sui volti segnati di muratori e manovali impegnati nelle grandi opere dal secondo dopoguerra in poi, come la costruzione dell'autostrada del Sole da Nord a Sud della penisola. Le immagini drammatiche, fino ai giorni nostri, e purtroppo sempre attuali, delle morti sul lavoro nei cantieri. E poi ancora le nuove lavorazioni, l'automazione, il cantiere digitale, i materiali innovativi, i più moderni processi produttivi, la sostenibilità ambientale, la riduzione dell'inquinamento e del consumo di suolo. Tutto questo e molto altro, raccolto in una mostra per ricordare una lunga storia, che dura da 136 anni.
È quella che ha organizzato la Fillea, che si fregia di essere l'organizzazione dei lavoratori più antica della Cgil, inizialmente composto da manovali, scalpellini, fornaciai, restauratori e falegnami. Per la precisione, tutto ebbe inizio in quel lontano 15 agosto 1886, quando si celebrò a Genova la fondazione della federazione muraria. Lo hanno ricordato stamattina all'inaugurazione dell'iniziativa Alessandro Genovesi, il segretario generale del sindacato degli edili Cgil, che ha tagliato il nastro d'apertura della mostra assieme all'assessore alla cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, all'assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, e ad Antonio Nocera, l'artista napoletano che ha concepito il quadro 'Costruttori di pace', opera che funge da manifesto della mostra della Fillea.
La rassegna d'arte e fotografica, che rimarrà aperta fino a domani, 10 luglio, presso il Mattatoio di Roma - il complesso architettonico costruito fra il 1888 e l 1891, considerato uno dei più importanti edifici di archeologia industriale della Capitale, dal 2018 passato sotto la gestione di Roma Palaexpo, diventando un polo di ricerca e produzione artistica e culturale all'avanguardia - vuole essere un grande racconto corale di 136 anni di battaglie del più grande sindacato italiano delle costruzioni, E lo si evince pienamente visitando le diverse stanze della rassegna, osservando le innumerevoli foto d'epoca, prima in bianco e nero, poi a colori, i filmati, le bandiere, i documenti, i quadri, in parte provenienti dalla collezione della Cgil nazionale, i manifesti, le sculture, i disegni, inclusa persino una moto, proveniente dalla Calabria, utilizzata negli anni '50 dal segretario della Fillea regionale per raggiungere tutti i cantieri e stare vicino ai lavoratori.
"Tutto questo - ha spiegato Genovesi - per documentare oltre un secolo speso, con vittorie e sconfitte, per fare dei cantieri, delle cave, delle fornaci, degli uffici e delle fabbriche non 'inferni in terra', ma luoghi dove poter esercitare le proprie capacità e intelligenze attraverso un lavoro regolare, dignitoso, pagato il giusto, sicuro e soddisfacente. Un secolo di lotte per il diritto alla casa e per la salute, contro speculazioni e rendite, contro ogni forma di eversione e fascismo".
"La storia della Fillea e di tutta la Cgil - ha ricordato ancora il dirigente sindacale - è storia nostra. Storia di tutte e tutti. Storia di emancipazione e libertà, di educazione e democrazia. Storia della nostra bella e martoriata Italia. Storia di lotte politiche e solidarietà internazionale. Soprattutto la nostra storia è il nostro 'mutuo patto' per l'oggi e per il domani. Perché cambia il mondo, cambiano le città le tecnologie e le professioni, cambiano finanche i nomi e i linguaggi, ma non cambia il desiderio di un mondo migliore, di un mondo più giusto, di un mondo più bello e libero, dove il lavoro è prima di tutto il contributo di ognuno di noi per il benessere proprio e per chi deve ancora venire. Per un mondo dove pace ed eguaglianza non siano parole prive di senso, ma azione e pratica, individuale e collettiva".
E l'opera 'Costruttori di pace' simboleggia un po' tutto l'insieme. L'autore, Antonio Nocera, ne riassume il senso e il significato: "Ho provato un'emozione forte e profonda - racconta - quando la Fillea mi ha chiesto un quadro per la ricorrenza dei 136 anni. Un'organizzazione che orgogliosamente rappresenta dall'800 il lavoro manifatturiero e che, ben dentro gli anni Duemila, mantiene forte la rappresentanza di lavoratori che svolgono compiti fra i più faticosi e pericolosi, ma indispensabili per la vita quotidiana di tutti gli altri. Strade, ponti, edifici, mobili, opere in laterizio o in marmo: ciò che ci circonda è prodotto o progettato dai lavoratori e dalle lavoratrici di questa categoria. E' stato, dunque, un grosso impegno immaginare qualcosa che ne celebrasse i 136 anni di vita".
"Volevo qualcosa che esprimesse il valore di questi lavoratori e li proiettasse nel mondo difficile in cui viviamo oggi, di fronte a sfide che non avremmo immaginato mai: il rischio climatico, la pandemia, e da ultimo, incredibilmente, la guerra nel cuore dell'Europa. Allora, è venuta fuori l'idea di un mondo immerso nel buio inquietante dell'universo, ma circondato da un ardito volo di rondini, attraversato da ragazzi multicolori, che camminano tenendosi gioiosamente per mano in mezzo alle farfalle. Sul tetto del globo, uno skyline di grattacieli, e più in basso, opifici. Ho intitolato il quadro 'Costruttori di pace' perché così penso al lavoro della categoria: costruttori di ponti, e di strade che collegano, di opere che avvicinano e uniscono, che mescolano esperienze, storie, etnie, che cementano comprensione reciproca e pace. In fin dei conti, architettare, costruire, cementare, sono parole che descrivono il lavoro organizzato da questo sindacato e si attagliano anche al lavoro per conservare la pace nel mondo", ha concluso l'artista.
A corollario della mostra, la pubblicazione del libro '136 anni di battaglie, la storia della Fillea Cgil dalle origini ai giorni nostri', a cura di Marielisa Serone, con la prefazione di Alessandro Genovesi, di Futura editrice.