Era il 18 novembre quando nelle stazioni, o alle fermate degli autobus con totem interattivi o con i tradizionali manifesti, è partita una campagna di denuncia di condizioni di lavoro inaccettabili ma assai diffuse, purtroppo, soprattutto nei diversi settori rappresentati dalla Filcams Cgil, dal turismo al terziario, dalla sicurezza privata agli appalti, dal commercio alla ristorazione.

Una campagna senza firma fatta di 18 immagini da diffondere due al giorno, per richiamare l’attenzione su un fenomeno che ha numeri impressionanti. “Bad Work No Future – denuncia il sindacato – nasce da un'esigenza precisa: dare voce a chi vive il lavoro come una lotta quotidiana contro precarietà, sfruttamento e ingiustizie. L'Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro, ma è diventata un Paese iniquo dove lavoro povero e precarietà dilagano e affliggono una fascia sempre più ampia della sua popolazione, nel silenzio e nell'indifferenza delle istituzioni”.

I numeri della vergogna

Nel frattempo Meloni e i suoi ministri continuano a magnificare risultati sconvolgenti per l’economia del Paese, risultati smentiti dai maggiori istituti di sondaggi e di ricerca, a cominciare da Istat che ha appena dimezzato la previsione di crescita allo 0,5% di Pil rispetto all’1% delle previsioni governative. E sempre Istat ci ha appena informato che ormai sono 21 i mesi consecutivi di calo della produzione industriale. I numeri del lavoro farebbero vergognare ovunque tranne che da noi: “L’11'% degli occupati in Italia si trova a rischio di povertà, il 53% dei giovani percepisce uno stipendio che non permette loro una vita indipendente e sono 132.000 i laureati che hanno lasciato il Paese tra il 2013 e il 2022 per lavorare altrove, il 17,9% degli occupati lavora con un contratto part time. E poi ci sono le discriminazioni di genere, che resistono all’apparente modernità sociale: le donne guadagnano ancora il 28,3% in meno degli uomini”.

I settori più colpiti

Tra i lavoratori e le lavoratrici più colpiti dai numeri della vergogna ci sono quelli che trovano occupazione nel terziario e nei servizi, nel commercio e nel turismo, nelle mense e nelle attività di pulimento o di sicurezza privata. Settori nei quali si lavora quasi esclusivamente in appalto o con impieghi stagionali. E molti di questi impieghi riguardano i ragazzi e le ragazze che per non sottostare a condizioni di lavoro non dignitoso fuggono all’estero.

La giungla degli appalti

Dalla pulizia e sanificazione delle corsie degli ospedali, alla preparazione dei pasti per le scuole o le mense. Dalla guardiania e sicurezza di università uffici pubblici e privati alla gestione del front office di alberghi e ambulatori, è tutto lavoro in appalto e da una commessa all’altra quasi sempre le novità per i dipendenti sono negative.

Per di più con le ultime modifiche al Codice degli appalti che stanno per arrivare le cose non potranno far altro che peggiorare. “Il dato più sorprendente – dichiara la Filcams - è il silenzio istituzionale nel quale questa tragedia sociale si consuma, nella sua incontestabile enormità. È come se fosse tutto normale, se la piega profondamente antidemocratica che il mondo del lavoro ha preso fosse una naturale evoluzione, come se la precarietà di lavoratrici e lavoratori da una parte e la stabilità imprenditoriale dall’altra fossero il binomio ineludibile dei tempi”.

La campagna

La campagna ha l’obbiettivo – innanzitutto – di alzare il velo su condizioni di lavoro che con la dignità, la democrazia e la Costituzione non hanno proprio nulla a che vedere. Di creare la consapevolezza che quelle condizioni non sono affatto naturali e obbligatorie. E che si possono cambiare. E poi serve ascolto per conoscere fino in fondo davvero, per accogliere tutte e tutti e per cambiare insieme. Sì, cambiare insieme, perché la campagna proseguirà per i prossimi mesi e servirà per attivare gli strumenti tipici dell’attività sindacale, dalla mobilitazione alla contrattazione, per cambiare quelle condizioni inaccettabili e contemporaneamente contribuire a cambiare il modello di sviluppo fondato sul mercato e sul profitto, centrandolo sulla persona e sul lavoro dignitoso.

Ed è bene ricordare che la Filcams lo scorso anno ha rinnovato ben 12 contratti nazionali, tra cui i 4 del terziario della distribuzione e dei servizi, quello degli studi professionali e i sette contratti della filiera del turismo ad eccezione di quello dell’industria turistica su cui Confindustria non vuole allinearsi agli altri rinnovi del settore. Nel frattempo si è avviata la trattativa del Ccnl multiservizi che scadrà il 31 dicembre 2024.

I prossimi passi

Manifesti, slogan video e attività social. Un sito per veicolare messaggi e raccogliere testimonianze dirette dalle lavoratrici e dai lavoratori. La Filcams Cgil rilancia: “Vogliamo creare la consapevolezza collettiva sulla degradazione normativa che ha portato a questa tragedia sociale, per poi veicolare le forze della rappresentanza verso la protesta e la mobilitazione e utilizzare tutti gli strumenti utili a produrre un cambiamento a partire dalla contrattazione. L’obiettivo centrale dell’iniziativa della categoria è aprire una grande vertenza sui settori che rappresenta, accendendo un faro sulle condizioni di lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori che vogliono un cambiamento, che rivendicano dignità, che esigono umanità del lavoro”.