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Anche la Filcams Cgil è oggi (martedì 28 maggio) in piazza Montecitorio per dire no alle norme contenute nel decreto “sblocca cantieri”. Un provvedimento dove “si sostiene un’impostazione sbagliata e pericolosa, perché si legittima l’idea che è possibile far ripartire le piccole e grandi opere, la sistemazione e lo sviluppo delle infrastrutture che collegano il paese, la maggiore efficienza dei servizi dati in appalto, solo ripristinando la liberalizzazione dei subappalti, la reintroduzione delle gare al massimo ribasso e la cancellazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa nei lavori sotto soglia, il depotenziamento assoluto dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), l’allargamento delle procedure con affidamenti diretti tramite procedure negoziate senza bando di gara”. Quindi il paese per ripartire avrebbe bisogno di meno regole, meno controllo, meno attenzione alla qualità, una concorrenza piegata al minor costo.
“Le lavoratrici e i lavoratori che operano nei servizi in appalto nella pubblica amministrazione – afferma la segretaria generale di Filcams Cgil nazionale, Maria Grazia Gabrielli - sanno bene invece di cosa c’è bisogno: trasparenza, legalità, regole certe, applicazione dei contratti e contrasto al dumping contrattuale, stop al massimo ribasso e al ricorso ai subappalti”. Perché in questi anni lavorare negli appalti ha rappresentato una battaglia continua per mantenere la garanzia del proprio lavoro, per non vedersi ridurre a ogni cambio appalto e nella catena del subappalto le ore di lavoro e la retribuzione, per avere condizioni di sicurezza sul lavoro e riconoscimento della propria professionalità.
“La realtà di questi anni – conclude Gabrielli - mostra in maniera chiara e allarmante che il sistema degli appalti resta esposto a infiltrazioni criminali e corruzione che vanno combattuti perché solo in una sistema legale, a partire dal pubblico, si sviluppa una concorrenza di qualità, si garantiscono qualità dei servizi e delle opere e si garantiscono condizioni di lavoro corrette e dignitose”.