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Estate caldissima sui treni di Ferrovie del Sud Est. E non solo per l’aria condizionata mal funzionante o per la lentezza dei convogli. L’entrata in vigore del nuovo orario, dal 12 giugno scorso, ha acuito una serie di criticità a carico dei dipendenti, che i sindacati avevano unitariamente già segnalato. Con una lettera inviata all’amministratore delegato di Fse, Giorgio Botti, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal tornano a denunciare “pessime condizioni di lavoro del personale viaggiante del territorio leccese”.
Più corse, meno personale
L’orario estivo secondo i segretari delle sigle sindacali ha un’impostazione penalizzante per il Salento. A partire dalla metà di giugno infatti registrano le lamentele da parte del personale. Disagi dovuti in particolare a tre fattori. Il primo: sottodimensionamento dell’organico, di fatto insufficiente a garantire la regolarità del servizio, specie considerando l’aggiunta delle aperture nei giorni festivi e durante le domeniche. Il secondo: turni stressanti con elevato nastro lavorativo, che in alcuni casi superano le 8 ore di lavoro effettivo al giorno, in totale contrasto con la normativa vigente. Terzo: una programmazione dei trasferimenti errata, che ha creato nelle ultime settimane un’inspiegabile sperequazione del personale tra l’area di Lecce e quella di Bari, con la prima in forte affanno.
Una strategia discutibile, soprattutto alla luce del fatto che oggi per sopperire alla mancanza di personale dell’area leccese, Fse è costretta a inviare personale in trasferta da Bari, con aggravio dei costi.
Baricentrismo
Le organizzazioni sindacali di Lecce, del resto, avevano già denunciato un certo appiattimento sulla sede di Bari. Per esempio in seguito all’indagine conoscitiva di mobilità interna dell’unità “Trasporto Ferroviario” lanciata il 20 giugno. Un’indagine discutibile, secondo i sindacati leccesi, visto che prevede come unica residenza di servizio disponibile quella di Bari: “L’ennesima prova della continua esclusione dei lavoratori del territorio di Lecce da diversi processi aziendali in corso”, spiegano i sindacati. Nel frattempo, dal 22 giugno ad oggi l’azienda non ha trovato il modo di rispondere alla richiesta di inserire anche Lecce tra le residenze di servizio: “Chiediamo solo maggiore rispetto e considerazione per il nostro territorio, ma non riceviamo risposta”.
Nodi irrisolti
Criticità che vanno ad aggiungersi a disagi ormai cronici, denunciati a più riprese negli ultimi anni e che mettono a dura prova macchinisti e capotreni, alle prese con una serie di disfunzioni nei servizi che peggiorano le condizioni di lavoro: non ci sono impianti di climatizzazione nella sala sosta di Lecce e, ancor più grave, su numerosi treni i condizionatori sono mal funzionanti; non ci sono sale sosta a Casarano e Maglie; mancano i servizi igienici nella stazione di Otranto; a Lecce il percorso per raggiungere i piazzali di partenza sono dissestati e pericolosi, esattamente come l’intero piazzale dell’ottavo binario (insicuro per personale ed utenza); infine numerosi agenti sono ancora privi di vestiario e accessori indispensabili come scarpe antinfortunistiche adatte al servizio e alle temperature estive.