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All'incontro di questa mattina al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del neoministro Patuanelli, delle Istituzioni locali con il presidente della Regione Fedriga e il sindaco di Trieste Dipiazza, delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali e della proprietà Arvedi, l'azienda ha ribadito la volontà di chiudere l’area a caldo e di investire sull’area a freddo e sulla centrale elettrica, salvaguardando l’occupazione. "Da parte nostra abbiamo ribadito che, per quanto ci riguarda, non è possibile parlare di chiusura fino a quando non ci sarà una proposta complessiva, dal piano industriale agli investimenti e alla salvaguardia dell'occupazione". Lo dichiara Mirco Rota, Fiom nazionale.
"Preoccupano le dichiarazioni del ministro - prosegue il sindacalista - secondo il quale, pur dichiarando che Arvedi rispetta tutti i parametri ambientali, la presenza della Ferriera non è compatibile in un contesto come quello urbano triestino, per ragioni di rumore, polveri ecc. Dichiarazioni che accompagnano la volontà di chiusura manifestata da Arvedi. Decisione che vedrebbe l’Italia perdere ulteriore produzione di acciaio – 400.000 tonnellate/anno – con il conseguente indebolimento del nostro paese dal punto di vista industriale".
Per la Fiom "non si possono prendere decisioni affrettate e avventate ma serve approfondire nei modi e nei tempi adeguati un eventuale progetto di riconversione che salvaguardi le prospettive industriali e l’occupazione. Senza una prospettiva chiara e precisa - conclude Rota - per la Fiom non può essere presa in considerazione una chiusura del sito con ricadute pesanti sull’occupazione".