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Per mercoledì 10 novembre, alle ore 16, presso il palazzo Grandi stazioni a Venezia, l'assessore Elena Donazzan ha convocato un incontro sulle criticità della filiera del freddo che stanno interessando la nostra Regione. Vi parteciperanno i rappresentanti di Acc, Electrolux e le organizzazioni sindacali.
Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto, che sarà presente al confronto, fa il punto della situazione su Acc e lancia un appello alle Istituzioni e sistema economico. "L'azienda di Borgo Valbelluna è l’unico stabilimento italiano che produce compressori per la refrigerazione domestica. La chiusura della sua attività non determinerebbe solo una grave e ulteriore ferita sociale (con centinaia di posti di lavoro in meno) a un territorio già in grande difficoltà come Belluno, ma anche la perdita - per il Veneto e per il Paese - di una competenza industriale decisiva per il nostro futuro produttivo. La tecnologia dei nuovi compressori è infatti al centro della transizione ecologica e digitale dell’elettrodomestico e - nel frattempo - la crisi delle catene logistiche globalizzate causata dalla pandemia minaccia la sicurezza degli approvvigionamenti per il settore del freddo, che rappresenta un asset molto rilevante per l'Italia, basti pensare all'Electrolux di Susegana".
"La Cgil è a favore di una soluzione di mercato. Ma, con realismo, occorre ammettere che questa opzione non è dietro l'angolo. I tentativi messi in campo dal Governo non sono andati a buon fine: sia per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi previsti dalla Legge Prodi - bis, non autorizzato dalla Commissione europea; sia per il progetto ItalComp (che avrebbe coinvolto anche l'Embraco), prima promosso e poi accantonato; sia infine sull'utilizzo del Fondo grandi imprese. Il Governo, per evitare l'ennesimo e a questo punto esiziale errore, dovrebbe almeno disattivare al più presto il meccanismo che sta portando ad anticipare la fine dell’amministrazione straordinaria rispetto alla scadenza di legge, che verrebbe convertita in un fallimento senza via di uscita"., continua il dirigente sindacale.
"Anche la Regione Veneto, che si è presa fin qui a cuore la vicenda, deve fare un passo in più nell'attivazione di una “soluzione-ponte” per mettere in sicurezza Acc, garantendole una produzione adeguata, visto che i clienti non mancano, e completando l’investimento sul compressore a velocità variabile che le garantirà un prospero futùàuro. Per poi cedere a investitori internazionali che la consolidino e sviluppino. Non mancano le alternative interessanti. Potrebbe trattarsi del Gruppo Fincantieri, o della stessa Electrolux, o di un altro soggetto. Potrebbe trattarsi di soluzioni definitive o temporanee", prosegue il sindacalista.
"In ogni caso, occorre mettere in campo sia a livello regionale che nazionale una politica industriale degna di questo nome e all'altezza delle sfide che il tempo che viviamo ci pone davanti: dalla conversione ecologica alla transizione digitale. Pensare di affrontarle lasciando tutto allo spontaneismo del mercato e alle sue tempistiche, vuol dire rinunciare al proprio ruolo e rassegnarsi alla perdita di ulteriore terreno da parte del nostro sistema economico e della manifattura italiana. E a pagarne il prezzo più salato sarebbero, come sempre, le lavoratrici e i lavoratori, insieme alle aree più svantaggiate del nostro Paese, che a parole tutti sostengono di voler proteggere e che invece rischiano sempre di più di esserre abbandonate a un destino di declino e di spopolamento", conclude l'esponente Cgil.