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Martedì 26 aprile incrociano le braccia i farmacisti di Fcm Modena e Fcs Sassuolo, attualmente gestite dal gruppo Admenta, che detiene tra gli altri il marchio Lloyds, in poche parole gli addetti delle farmacie comunali, a cui si applica il contratto nazionale delle farmacie speciali che hanno ancora una partecipazione delle amministrazioni pubbliche. Oltre a Modena e Sassuolo, lo sciopero interessa anche le altre farmacie comunali della provincia che applicano il contratto delle farmacie speciali.
Lo sciopero nazionale, articolato a livello territoriale, per tutto il turno lavorativo, è per rivendicare il rinnovo del contratto nazionale scaduto da ormai sette anni. È previsto un presidio dei farmacisti dalle ore 10 alle 12 davanti al Comune di Modena in piazza Grande. Nemmeno questi due anni di pandemia, che hanno messo sotto pressione il settore, così come tutti gli altri settori dal socio-sanitario ai servizi alla persona, hanno sensibilizzato Assofarm, l’associazione che rappresenta le farmacie, nel venire incontro alle richieste che le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno portato al tavolo nazionale.
A settembre 2021, era stato sottoscritto l’accordo nazionale di Federfarma per le farmacie private, e questo primo passo aveva fatto ben sperare per il tavolo delle Comunali che, dopo anni di stallo, si riaprisse la discussione. La posizione di Assofarm è stata invece da subito irricevibile per le rappresentanze sindacali, che si sono trovate di fronte proposte che rivendicavano maggior flessibilità oraria, più precariato, nessun riconoscimento per le enormi specializzazioni maturate negli anni dai farmacisti (anche in tema di vaccinazioni), riduzione dei permessi e un’offerta economica che, dopo sette anni, era stata considerata insufficiente.
A metà febbraio di quest’anno si è quindi arrivati a proclamare uno stato di agitazione su tutto il territorio nazionale e i farmacisti modenesi, riuniti in assemblea, hanno deciso quasi all’unanimità di aderire e di rendersi disponibili allo sciopero. Sciopero che è stato quindi proclamato per il 26 aprile, data condivisa con i colleghi di Reggio-Emilia, anche loro fermi nella stessa giornata, per tutte le farmacie comunali della provincia e che vedrà un presidio dei lavoratori sotto la sede del Comune di Modena, ancora il socio di maggioranza delle farmacie comunali in città.
“Sono ovviamente tutti coinvolti, non solo Modena - afferma Alessandro Santini, della Filcams provinciale - anche se per storia sindacale ci è riuscito più semplice intercettare i lavoratori di Modena e Sassuolo. Il centro della città, comunque, rappresenta la parte più importante del servizio di farmacie comunali in provincia e riteniamo giusto evidenziare proprio in questo luogo il disagio delle lavoratrici e dei lavoratori che, nonostante un’immensa professionalità, da anni vedono respinte le proprie richieste”.
I primi scioperi già tenutisi in altri territori hanno sortito l’effetto di fare arretrare Assofarm su alcuni temi posti in precedenza, ma per i lavoratori coinvolti questo non è ancora sufficiente. “Assofarm si vuole legare al modello di Federfarma, dei privati, ma noi riteniamo che le due situazioni vadano oggi tenute disgiunte - continua il sindacalista -. Crediamo che i valori alla base dell’esistenza delle comunali siano ancora intatti e vadano rispettati. L’idea che dopo anni di studi, sacrifici e specializzazione lo sforzo di chi ogni giorno è al servizio del cittadino non venga riconosciuto, è semplicemente inaccettabile. Lo sciopero è, a questo punto, inevitabile”.
Le organizzazioni sindacali stanno chiedendo maggior stabilità occupazionale, il riconoscimento delle specializzazioni conseguite negli anni e 120 euro di aumento sul triennio, a cui andrebbe aggiunta la vacanza contrattuale a parziale copertura dei sette anni di attesa di rinnovo. "Un percorso complicato, ma che ormai è giunto al punto di rottura e, di questo, Assofarm ne deve tenere conto. Il nostro obiettivo non è quello di creare un disservizio al cittadino, né oggi né mai - prosegue il dirigente sindacale -, ma tentare di dimostrare che i lavoratori che hanno un camice bianco non sono disposti ad accettare qualunque condizione. Dare un segnale e, al tempo stesso, provare a sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sulle attuali condizioni di lavoro dei farmacisti, una parte importante di quegli <eroi> della pandemia di cui tutti si stanno dimenticando abbastanza in fretta”. Saranno garantiti i servizi pubblici essenziali con l’apertura delle farmacie di turno.