Molestie sul lavoro, di ogni tipo, fino ad arrivare alla violenza sessuale. La metà dei lavoratori e delle lavoratrici del Trentino ne sono stati vittime almeno una volta. È questo l’esito scioccante di una ricerca commissionata dalla Cgil provinciale all’Università di Trento. Neanche a dirlo, nella stragrande maggioranza dei casi ad avere la peggio sono state le donne. I colpevoli delle molestie, nell’86% delle volte, sono uomini.

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"I dati che emergono dalla ricerca confermano sensazioni e consapevolezze che abbiamo sempre avuto – ci spiega Manuela Faggioni, responsabile politiche di genere per la Cgil del Trentino –. Questi dati rendono questa realtà inconfutabile anche da parte delle aziende e delle loro organizzazioni di rappresentanza. Il tema è molto più presente e pervasivo di quanto non vogliano ammettere. Continuano a basare la loro posizione sul dato delle denunce che, per quanto riguarda il fenomeno delle molestie sul lavoro, sono pochissime. Si trincerano dietro a questo fatto per evitare di mettere in atto tutte quelle misure di prevenzione che il fenomeno richiederebbe. Per questo come Cgil abbiamo voluto commissionare questa ricerca: proprio per avere dati scientificamente non confutabili sui quali basare una discussione e una contrattazione dedicata a questo tema. Per ora, nonostante li abbiamo resi pubblici, le aziende non hanno avuto alcuna reazione e, seppur invitate, non erano neanche presenti all’evento”.

(Manuela Faggioni, foto Facebook)

Straniere e giovani donne più spesso vittime di molestia

“Il dato che mi ha colpito di più – dichiara Manuela Faggioni – il fatto che, a essere più spesso vittime di molestie, siano le donne più giovani e le donne straniere, quelle più fragili tra tutte noi. Essere una ragazza giovane significa essere spesso precaria e ricattabile. essere straniera significa non sapere bene la lingua e avere spesso situazioni più difficili o meno stabili alle spalle. Tutto ciò espone queste donne alle molestie più di quanto non lo sia una donna più matura e italiana”.

Il sindacato può fare molto. Lo chiedono anche le lavoratrici

“Il sindacato può fare molto”. Non si nasconde la Cgil, lo si capisce bene dalle parole di Manuela Faggioni. “Oltre l’80% di lavoratori e lavoratrici, nella nostra ricerca, ha risposto ‘sì, il sindacato può fare qualcosa’ e lo pretende dal sindacato. Consapevoli di questo ruolo e di questa responsabilità, con il supporto della Cgil nazionale, dei territori e del coordinamento salute e sicurezza nazionale, stiamo elaborando una serie di percorsi informativi per iscritte e iscritti e formativi sia per i rappresentanti sul luogo di lavoro, sia per i funzionari, sia per i sindacalisti che si occupano di contrattazione. Perché serve formazione anche al nostro interno per essere in grado, in sede di contrattazione, di proporre alle imprese un pacchetto di soluzioni efficaci. Occorre inoltre lavorare sul territorio per connettere la Cgil a tutti i soggetti che si occupano di questi fenomeni”. E poi occorre impegnarsi in una battaglia di medio lungo periodo, quella della formazione culturale, da mettere in atto nelle scuole con le nuove generazioni, ma soprattutto, con uno sguardo più a breve termine, da rendere obbligatoria per i datori di lavoro e chi si occupa della gestione del personale. Ritengo inaccettabile – ci dice Manuela Faggioni – che chi gestisca un’impresa non abbia contezza della dimensione e della gravità di questo tema. E del beneficio che mettere in atto strumenti di prevenzione porterebbe al clima dell’ambiente di lavoro e quindi alla produttività. Come sempre investire in salute e sicurezza rimane una delle cose intelligenti da fare”.