Incontro oggi (martedì 18 febbraio) al ministero del Lavoro sulla richiesta di proroga della cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva da parte di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria in scadenza il 28 febbraio. La proroga sarebbe per un anno e coinvolgerebbe 3.420 lavoratrici e lavoratori a rotazione.

“Riteniamo grave – commenta Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil – che non siamo stati ancora coinvolti nelle trattative per la vendita dell’ex Ilva; vendita che a questo punto mette in discussione il piano di ripartenza. Il governo sta decidendo da solo senza coinvolgerci. Riteniamo questo un elemento dirimente anche rispetto alla discussione sulla cassa integrazione straordinaria”.

L’accordo sulla cassa integrazione straordinaria del 26 luglio scorso “era vincolato al piano di ripartenza, che è in forte ritardo per i continui problemi di liquidità. Secondo l’accordo del luglio 2024 doveva essere 1.620 il numero massimo di lavoratori in cassa integrazione e il terzo altoforno doveva essere in condizione di ripartire, mentre l’amministrazione straordinaria fa una richiesta di proroga della cassa integrazione per 3.240 lavoratori”.

Anche sul fronte delle manutenzioni straordinarie e ordinarie “non siamo in linea con il piano di ripartenza. Per discutere di ulteriore cassa integrazione occorre dare corso al piano di ripartenza e si deve svolgere l’incontro a Palazzo Chigi per fare chiarezza sul futuro di 10.200 lavoratori diretti, 1.600 lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e 5 mila lavoratori degli appalti”.

Loris Scarpa così conclude: “L’accordo di cassa integrazione del luglio scorso era funzionale al piano di ripartenza, perché garantisce la tenuta occupazionale, il rilancio della produzione di acciaio, la tutela ambientale e di salute e sicurezza per i lavoratori e i cittadini”.