È stata annullata la sentenza per disastro ambientale: tutto da rifare per il processo “Ambiente Svenduto”, relativo al reato contestato alla gestione Riva per l’ex Ilva di Taranto. Oggi con un’ordinanza la Corte d'Assise d'Appello ha annullato la sentenza di primo grado di maggio 2021 con molte condanne e disposto il trasferimento del processo a Potenza. Lo riferiscono le agenzie di stampa.

Nello specifico, la richiesta di trasferire il processo a Potenza era stata avanzata dalla difesa di alcuni imputati in ragione del fatto che a Taranto non c’era un contesto sereno per il giudizio e che gli stessi giudici, vivendo nei quartieri delle parti lese, potevano ritenersi colpite potenzialmente dall’inquinamento della fabbrica.

Le motivazioni della sentenza vennero depositate a novembre 2022 (oltre 3.700 pagine): in primo grado, furono inflitte 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni complessivi di carcere. La Corte d’Assise dispose inoltre sia la confisca degli impianti dell’area a caldo, che la confisca per equivalente dell'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva Spa, Riva Fire e Riva forni elettrici per una somma di 2,1 miliardi.

Tra gli elementi principali c’erano rispettivamente a 22 anni e 20 anni di reclusione, per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Sentenza che, appunto, ora risulta annullata.