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Il limite massimo di investimento di 320 milioni nel 2024 fissati nel decreto non è sufficiente a garantire il mantenimento della produzione di acciaio a Taranto. Questo il giudizio di Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil e Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil. Questa la posizione espressa nel corso dell’audizione alla Commissione Industria-Agricoltura del Senato sul decreto legge ex Ilva.
"Come Fiom e Cgil abbiamo ribadito che la salita del capitale pubblico era la soluzione che avrebbe garantito la continuità aziendale, produttiva e occupazionale dei lavoratori diretti, dell’ex Ilva in Aa e dell’indotto”, continua la nota.
Per i due sindacalisti, tuttavia, “occorrono risorse aggiuntive a Taranto per la ripartenza degli altiforni e a Genova per la rimessa in funzione del carroponte e della linea della banda stagnata, oltre agli investimenti per manutenzioni in tutti gli stabilimenti al fine di garantire la salute, la sicurezza e la tutela dell’ambiente”.
Il sindacato ha anche proposte una serie di modifiche da apportare al decreto legge ex Ilva del 18 gennaio 2024, n° 4. In riferimento, si spiega, “all'articolo 2 abbiamo formulato la richiesta che sia specificata sia la continuità aziendale sia la continuità produttiva. Il decreto attualmente menziona solo la continuità aziendale. È necessario garantire l’occupazione e il blocco dei licenziamenti, per tutti i lavoratori compresi indotto e appalti, in modo che sia assicurata anche la continuità produttiva”.
Occorrono dunque “risorse aggiuntive a Taranto per la ripartenza degli altiforni e a Genova per la rimessa in funzione del carroponte e della linea della banda stagnata, oltre agli investimenti per manutenzioni in tutti gli stabilimenti al fine di garantire la salute, la sicurezza e la tutela dell’ambiente”.
Per Fiom e Cgil è positivo che nel decreto, “come da nostra richiesta” sia garantita l’attività dei lavoratori addetti alle manutenzioni ordinarie e straordinarie. È necessario un ammortizzatore unico in deroga per garantire la continuità occupazionale e l’integrazione salariale per i lavoratori”.
“Dobbiamo scongiurare la paralisi delle attività, aumentare lo stanziamento, rilanciando la produzione, mettendo in sicurezza impianti, lavoratori e ambiente e garantendo la tenuta industriale dell’indotto. Senza acciaio non c'è futuro industriale per il nostro Paese. Ci aspettiamo la convocazione in queste ore da parte di Palazzo Chigi, in quanto occorre agire immediatamente”, conclude la nota.