Si sono svolte oggi, martedì 16 aprile, davanti ai cancelli dello stabilimento di Tito (Potenza), le assemblee di Fiom Cgil e Fim Cisl con i lavoratori Blutec per valutare la difficile vertenza in corso e le iniziative di lotta da mettere in campo, per trovare finalmente una soluzione e avere delle risposte. Durante le assemblee, le organizzazioni sindacali hanno illustrato il contenuto dell’incontro, che si è svolto il 21 marzo al Mise, durante il quale il commissario giudiziale ha fotografato il disastroso stato debitorio dell’azienda, la cui situazione non è ancora del tutto chiara. Il commissario ha informato le due sigle di poter garantire solo gli stipendi dei lavoratori e la corrente elettrica per il funzionamento degli impianti, dal momento che nello stabilimento di Tito si sono avuti quattro blocchi in tre mesi.
"A fronte della mancanza dei finanziamenti necessari per investire su occupazione e piani industriali futuri, abbiamo chiesto l’intervento del governo e di Fca, affinché si continuino a garantire le commesse e mantenere così i siti produttivi di tutto il gruppo a livello nazionale e i livelli occupazionali. A giorni, la Procura della Repubblica stabilirà se la vertenza Blutec rimarrà al commissario o se tornerà nelle mani della proprietà. Per quanto riguarda poi lo stabilimento di Tito, la trattiva in corso con l’azienda Ma è congelata". È quanto affermano Giorgia Calamita, segreteria Fiom Basilicata, e Giovanni Ottomano, segreteria Fim Basilicata.
Intanto, il tavolo al Mise rimane aperto per discutere della situazione dei siti produttivi, compreso quello di Tito. Pertanto, Fiom e Fim auspicano che al prossimo incontro - convocato, come per il precedente, alla presenza di tutte le regioni coinvolte nella vertenza - sia presente anche la Regione Basilicata. Infine, i sindacati dichiarano sei ore di sciopero, a partire da domani, 17 aprile, con due ore al giorno per tre giorni. Dopo Pasqua, è già in programma un presidio davanti alla sede della Regione Basilicata. Rimane alta l’attenzione del sindacato e la preoccupazione per il futuro occupazionale e industriale, per cui seguiranno ulteriori iniziative sindacali.