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Eurospin sarà il supermercato della spesa intelligente, ma sulla sicurezza deve fare ripetizioni. Il più grande gruppo discount italiano si rifiuta di sottoscrivere gli accordi sindacali per il rispetto delle norme anti Covid, previsti dai protocolli siglati lo scorso 24 marzo da Cgil, Cisl e Uil. La Filcams Cgil descrive una dirigenza poco avvezza da sempre alle relazioni sindacali, che negli ultimi mesi ha chiuso del tutto le porte al dialogo.
Silvia Cavallini, Eurospin Firenze
Dieci milioni di clienti, 1200 punti vendita in tutto il paese e oltre 15 mila dipendenti, apertura sette giorni su sette, ma nessun comitato per la sicurezza. Nei negozi non c’è alcun controllo sull’afflusso dei clienti, né sulla presenza dei dipendenti. “Non ci sono addetti alla sicurezza all’ingresso – dice Giovanni Dalò della Filcams – nessuno che prenda la temperatura a chi entra. Il rischio è alto sia per chi lavora che per chi compra”. Nei mesi della pandemia, il fatturato di Eurospin è cresciuto a due cifre, perché i consumatori hanno scelto di risparmiare, facendo la spesa al discount.
Mario Feron, Eurospin Pisa
“L’azienda – prosegue Dalò- preferisce non contingentare le entrate, per il timore di formare file troppo lunghe fuori e scoraggiare i clienti”. Il limite dovrebbe essere di due addetti e un cliente in quaranta metri quadri, ma non viene rispettato. “I dipendenti operano in condizioni al limite della sicurezza, con i dispositivi di protezione al minimo necessario”. Sotto l’insegna Eurospin Italia, ci sono cinque società dislocate su tutta la penisola (Spesa intelligente in Emilia Romagna e Nord Est, Eurospin tirrenica, adriatica, Eurospin Puglia e Sicilia). Questo avrebbe comportato per la holding la firma di sei accordi separati sulla costituzione dei comitati per la sicurezza all’interno di tutti i punti vendita. La società aveva proposto, invece, di stilarne uno valido per tutti, ma le organizzazioni sindacali hanno rifiutato, per via della difficoltà di monitoraggio e applicazione in contesti molto diversi.
Jody Paolinelli, Eurospin Lucca
“Ad agosto abbiamo scritto a tutte le Asl d’Italia e a settembre abbiamo inviato la stessa lettera a tutte le prefetture. Nei casi in cui alla nostra richiesta hanno fatto seguito dei controlli, le sanzioni sono state pesanti”. Ad aggravare la situazione si aggiungono le gravi lacune nelle prassi di sanificazione e igienizzazione. Non solo vengono usati prodotti per l’igiene quotidiana al posto di quelli specifici, ma a fare le pulizie sono gli stessi lavoratori, invece che personale specializzato. Se si guarda ai numeri di punti vendita, dipendenti e clientela, difficile risalire alla catena del contagio, soprattutto perché il gruppo di discount fa un uso considerevole delle trasferte tra un negozio e l’altro. “Avevamo chiesto di far lavorare i dipendenti in squadre bolla- racconta Dalò – ma anche su questo ci hanno risposto di no”.
La preoccupazione delle organizzazioni sindacali è alta, sia per la salute dei lavoratori che per quella dei clienti. Nelle scorse settimane sono stati proclamati scioperi a livello territoriale, in Toscana (Firenze, Lucca, Pisa e Pistoia). Ma se le condizioni restano queste, la protesta non si fermerà.
(Video a cura di Rosa Maria Indelicato, responsabile Comunicazione Filcams Cgil Toscana e Firenze)