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Anche l’industria del Veneto non è risparmiata dalla crisi. Dopo il caso della Seba, che ha deciso di chiudere e mandare a casa 78 lavoratori, adesso una vertenza si apre anche alla Meneghetti di Rosà (Vicenza). L’azienda, operante nella produzione di elettrodomestici sia conto terzi sia con marchio proprio (Fulgor), ha annunciato di voler procedere con 40 licenziamenti.
Immediata la risposta dei 194 dipendenti, cui si aggiungono 18 addetti in staff leasing. Per oggi (mercoledì 13 novembre) Fiom Cgil e Uilm Uil di Vicenza hanno indetto uno sciopero di otto ore. Lo stop si terrà in concomitanza con un presidio a Venezia (alle ore 9.30), davanti alla sede dell’Unità di crisi della Regione Veneto, dove si terrà un incontro fra le parti per provare “a far cambiare idea all’azienda – scrivono i sindacati – che ha dichiarato questi esuberi a causa di non ben chiarite nuove esigenze produttive e organizzative”.
Sindacati: “Cassa integrazione, non licenziamenti”
“Nonostante le nostre ripetute richieste di attivare strumenti di sostegno al reddito, come gli ammortizzatori sociali, e di promuovere percorsi di formazione, l'azienda ha preferito ignorare le nostre istanze, optando per una strada che mette a rischio il futuro di decine di famiglie”, spiegano Marco Distefano (Fiom Cgil) e Alain Bortolini (Uilm Uil).
“Chiediamo all’azienda di riconsiderare questa decisione scellerata e di sedersi al tavolo delle trattative per trovare soluzioni alternative che salvaguardino i posti di lavoro”, proseguono i dirigenti sindacali: “I dipendenti della Meneghetti non sono solo forza lavoro da usare quando serve. Sono cittadini, persone, sono famiglie che hanno dedicato anni della propria vita a quest’azienda e che meritano rispetto e tutele.”
L’azienda conferma la propria intenzione “di procedere con il licenziamento dei 40 lavoratrici e lavoratori, proponendo esclusivamente un incentivo economico solo a fronte dell’accettazione, da parte dei sindacati, della procedura di licenziamento, senza prendere in considerazione le nostre proposte alternative”.
Quest’offerta, secondo Fiom e Uilm, è “irricevibile” e non tiene conto delle esigenze dei lavoratori e del territorio. Le due sigle hanno più volte ribadito “la necessità di attivare ammortizzatori sociali e percorsi di formazione, e di procedere, eventualmente al termine o durante il periodo di cassa integrazione, a licenziamenti su base volontaria con incentivi congrui. Tuttavia l'azienda ha mostrato una rigidità nei confronti di queste richieste, preferendo optare per una soluzione drastica che penalizza pesantemente lavoratori e loro famiglie”.
Nell'ultimo incontro, convocato dalla Regione, l'azienda ha inoltre “annunciato la possibile cessione di parte della produzione e la chiusura dei piani di vetro ceramica, senza presentare alcun piano concreto per affrontare questa situazione. I bilanci aziendali, infine, non sembrano rispecchiare la crisi dichiarata, anzi, gli ultimi anni dimostrano che c’è stata una crescita continua”.