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Accordo in extremis alla Condevo. Il 31 gennaio scorso l’azienda, produttrice di scambiatori di calore per caldaie a condensazione, con due impianti a Marudo e Vidardo (Lodi), aveva aperto la procedura per 34 esuberi (su 98 dipendenti complessivi). E proprio nelle ultime ore utili, allo scadere di mercoledì 17 aprile, società e sindacati hanno siglato l’intesa sui licenziamenti.
Ai lavoratori che entro il 2 maggio comunicheranno di voler risolvere “volontariamente” il proprio rapporto di lavoro, con dichiarazione di non impugnazione, la società riconoscerà 34 mila euro lordi come incentivo all’uscita. La volontarietà non sarà applicata ai reparti di logistica e magazzino e alla divisione ricerca e sviluppo, salvo diversa valutazione dell’azienda. Se con le uscite volontarie non si raggiungerà l’obiettivo dei 34 esuberi, Condevo procederà ai licenziamenti entro 120 giorni, quindi entro metà agosto.
L’azienda, nata nel 1895 e meglio conosciuta come ex Giannoni, attualmente possiede anche uno stabilimento a Štip (Macedonia del Nord), con circa 100 dipendenti, e ha realizzato una joint venture in Corea del Sud. Nel settembre 2023 la società aveva attivato una seconda tornata di cassa integrazione ordinaria a rotazione per 13 settimane, nel gennaio 2024 tutti i lavoratori erano poi rientrati in fabbrica.
La riduzione di personale, a detta di Condevo, sarebbe la conseguenza della nuova normativa europea nell’ambito del processo della transizione energetica della Unione Europea, che impone dal 2029 il divieto di vendita delle caldaie autonome a condensazione e dal 2040 la loro totale eliminazione. Gli esuberi dovrebbero riguardare quasi esclusivamente la produzione, dove appunto ci si attende un calo strutturale a causa della normativa europea, e solo marginalmente il comparto impiegatizio.
“L’assemblea dei lavoratori – commenta il segretario generale Fiom Cgil Lodi Massimiliano Preti – si è espressa per raggiungere l’accordo, e a questa volontà ci siamo attenuti. È un accordo frutto della mediazione di due posizioni diametralmente opposte”. Aggiunge Giuseppe Rossi, segretario generale Fim Csil Lodi e Pavia: “È un accordo che lascia comunque l’amaro in bocca perché abbiamo dovuto rinunciare a iniziative che ritenevamo necessarie, e ci sono grandi preoccupazioni sul futuro dell’azienda nel suo complesso”.