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Si annunciano giornate decisive per il futuro dello stabilimento Bosch di Bari. Per venerdì 18 marzo Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno indetto un nuovo sciopero (il primo si è tenuto il 25 febbraio scorso) dopo l'annuncio a gennaio della multinazionale tedesca dell’automotive di 700 esuberi (su 1.715 addetti complessivi) per i prossimi cinque anni. Martedì 22, invece, è fissata la convocazione al ministero dello Sviluppo economico del tavolo di crisi.
Obiettivo di sindacati e governo è ottenere un piano industriale centrato su nuove produzioni per trazioni elettriche, da realizzare ovviamente nell’impianto pugliese, anche in considerazione della fine della produzione di motori endotermici stabilita dall’Unione Europea per il 2035. La richiesta, dunque, è quella di definire un percorso di riconversione graduale del sito produttivo che possa salvaguardare l'occupazione.
“I lavoratori - spiega il segretario generale Fiom Cgil di Bari Ciro D'Alessio - hanno preso consapevolezza del pericolo che stanno correndo, e non credono che loro e l'azienda siano sulla stessa barca per via della transizione ecologica. A livello globale nel 2021 Bosch ha fatto 3,1 miliardi di euro di utili, investendo ovunque sulla riconversione degli stabilimenti. Ora debbono dirci cosa vogliono fare di Bari”.