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Alta adesione allo sciopero e al presidio dei lavoratori della Malvestio di Villanova di Camposampiero (Padova). La protesta, che si è tenuta nel pomeriggio di venerdì 17 marzo, è stata organizzata contro la decisione dell’azienda, produttrice di arredi per strutture ospedaliere e case di riposo, di licenziare 25 dipendenti su 202.
“I lavoratori e le lavoratrici – spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl – hanno incrociato le braccia anche a seguito dell’incontro con la proprietà, che ha confermato la volontà di licenziare con i criteri di legge, scegliendo chi mandare via senza preavviso, seppure a fronte di un minimo indennizzo”.
I sindacati, in via prioritaria, hanno chiesto che fosse utilizzato “come unico criterio quello della volontarietà da parte dei dipendenti”, con successiva disponibilità da parte di Fiom e Fim a contrattare un congruo incentivo all’esodo.
La situazione della Malvestio
Il 2 febbraio scorso l’azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo, motivando la decisione con la necessità di rivedere le strategie produttive allo scopo di sviluppare prodotti ad alta tecnologia che possano garantire margini maggiori. “Tale situazione – spiegano i sindacati – è stata causata da una diminuzione delle commesse e dalla contrazione del fatturato, registrata nel 2022, dopo due anni di fortissimi guadagni”.
La Malvestio è una società a socio unico, fondata nel 1937 dal cavalier Guido Malvestio a Villanova di Camposampiero (Padova), che produce e commercializza arredi per strutture ospedaliere e residenziali. “È quindi ovvio – rilevano Fiom e Fim – che negli anni 2020 e 2021 il suo fatturato sia stato molto più alto di quelli del 2019 e del 2023”.
Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Marino Malvestio ha dichiarato di “aver aperto la procedura di mobilità con incentivo all'esodo su base volontaria dopo aver sperimentato che la cassa integrazione dell'anno scorso non ha risolto il problema perché il cambiamento del mercato non è transitorio, ma strutturale”. Ha poi aggiunto di “aver dato massima disponibilità al dialogo, sappiamo che ci sono una quindicina di dipendenti interessati all'esodo”.
La posizione dei sindacati
"Nel periodo del lockdown la Malvestio è stata una di quelle aziende che non ha mai cessato la produzione, avendo commesse continue in prevalenza dall’Italia, ma anche dall’estero”, spiegano Anna Zanoni (Fiom Cgil Padova) e Roberto Norbiato (Fim Cisl Padova): “Alla fine dell’emergenza l’azienda avrebbe potuto e dovuto prevedere la necessità di modificare la produzione, dopo aver saturato totalmente il proprio bacino di riferimento”.
La Malvestio, dunque, avrebbe dovuto anticipare l’ovvia flessione degli ordinativi e attuare una strategia di diversificazione dei prodotti. Una mancata lungimiranza imprenditoriale, continuano gli esponenti sindacali, che “non può essere pagata dai lavoratori e dalle lavoratrici che in questi anni hanno sempre operato moltissimo, facendo doppi turni e straordinari per il bene dell’azienda”.
Nell’incontro con l’azienda Zanoni e Norbiato evidenziano di aver “cercato di capire se fosse possibile aderire alla cassa integrazione straordinaria, ma l’azienda ha rifiutato l’opzione. Abbiamo chiesto anche di ridurre il numero dei licenziamenti: su questo ci è stata data risposta positiva, ma l’azienda è rimasta sul vago”.
I sindacati chiedono dunque di concordare le regole di gestione della procedura. “I lavoratori e le lavoratrici della Malvestio hanno dato il 100% e anche più, essendo sempre stati fra i lavoratori essenziali e indispensabili, visto ciò che producono”, concludono Fiom e Fim: “Ora sono trattati come pesi morti, senza il dovuto riconoscimento per l’impegno passato né il rispetto per le loro professionalità e dignità”.