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L’obiettivo è scongiurare i licenziamenti. “Anche considerando i sacrifici che i lavoratori si sono resi disponibili a sopportare in questi anni, nel corso dei quali sono stati utilizzati a più riprese gli ammortizzatori sociali”, spiega Simone Ferraretto, della Fillea Cgil di Padova, precisando che “il contratto di solidarietà è terminato il 15 aprile scorso”. La Italo Forme, azienda produttrice di forme per scarpe, ha annunciato il 9 maggio scorso 12 esuberi nella sede principale di Este, motivando la riduzione del personale con una consistente contrazione del mercato. E oggi (mercoledì 5 giugno) è previsto un nuovo incontro presso la sede locale di Confindustria.
La Italo Forme ha 66 dipendenti (erano 90 nel 2009), di cui 42 a Este. Altre filiali sono a Fossò (Venezia), Sona (Verona), Casarano (Lecce), Fucecchio (Firenze) e Civitanova Marche (Macerata). La crisi economica ha inciso pesantemente sulla produzione, che è passata dalla realizzazione di 236 mila pezzi nel 2006 ai 158 mila del 2018. Il fatturato, ovviamente, ha seguito la stessa dinamica: in appena tre anni, dal 2015 al 2018, si è passati da 5 milioni 268 mila euro a meno di 4 milioni.
Giovedì 23 maggio si è svolto a Este il primo vertice tra sindacati e proprietà. “È stata analizzata la situazione - dichiarano Simone Ferraretto e i rappresentanti della Rsu - e si è passati dai 18 esuberi, paventati informalmente, ai 12 ufficiali. Su questo stiamo conducendo la trattativa”. L’obiettivo, si diceva, è evitare i licenziamenti: gli ultimi risalgono al 2013, con la procedura di mobilità che coinvolse cinque persone.
“Non intendiamo accettare ulteriori tagli della forza lavoro e siamo convinti che la professionalità dei dipendenti, insieme agli investimenti in innovazione, sia determinante per rilanciare un'azienda che ha tutte le caratteristiche per competere sui mercati”, conclude il rappresentante della Fillea: “La Bassa padovana, che sta subendo ormai da tempo una vera e propria desertificazione industriale, non può sopportare un incremento della disoccupazione e altre famiglie senza più i mezzi per sostenersi”.