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È il primo sciopero della loro storia. In realtà gli scioperi sono tre: mercoledì 20 marzo, giovedì 28 e sabato 6 aprile. Ad astenersi dal lavoro sono i dipendenti del British Council in Italia, a motivare la protesta la decisione dell’ente britannico per la promozione della cultura e dell’insegnamento di avviare il 20 febbraio scorso la procedura per 19 licenziamenti per “riorganizzazione”. Immediata la protesta della Flc Cgil, che il 7 marzo ha indetto lo stato di agitazione, proclamando poi le tre giornate di stop (per l’intera giornata) dei dipendenti degli uffici di Roma, Napoli e Milano. Organizzati anche due presìdi davanti alle sedi: nella Capitale il sit-in si tiene alle ore 10 in via di San Sebastianello 16, nel capoluogo lombardo alle ore 13 in via Croce Rossa (angolo via Manzoni).
Flc e British Council finora si sono incontrati tre volte, ma le posizioni non sono mutate. E per mercoledì 20 marzo è previsto un quarto incontro (a sostegno del quale, appunto, sono stati indetti sciopero e presìdi). Nei vertici precedenti “la parte datoriale – spiega la Flc Cgil – ha esposto le ragioni aziendali che hanno prodotto gli esuberi strutturali, presentando un piano industriale per il rilancio dell’azienda unitamente a proposte economiche incentivanti per favorire forme di esodo o accompagnamento alla pensione nei termini previsti dalle norme vigenti”. Il sindacato, invece, ha chiesto “il ritiro dei licenziamenti, perché ritenute non convincenti le motivazioni e non congruenti con le informative precedenti”.
Per la Flc “il piano di riorganizzazione aziendale deve prevedere la ricollocazione del personale, che ha alte professionalità ed esperienza pluriennale, in altre mansioni, a partire dalle nuove posizioni annunciate nel piano industriale”. Il British Council ha in Italia 173 dipendenti, cui si sommano altri 20 con contratti di collaborazione: il piano aziendale, in particolare, stabilisce dieci esuberi nella sede di Milano, sei in quella di Roma e tre a Napoli. “Su mandato delle lavoratrici e dei lavoratori – conclude la Flc – proseguirà la trattativa in sede di esame congiunto per giungere all’obiettivo di un accordo che eviti i licenziamenti sia attraverso il ricollocamento sia valutando tutte le possibilità di fuoriuscita volontaria incentivata”.