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Sono stati ritrovati oggi (11 aprile) i corpi di altri due lavoratori morti nell'esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, nel bolognese. I Vigili del Fuoco li hanno rinvenuti al nono piano sotto il livello dell'acqua.
Le vittime identificate
I lavoratori che hanno perso la vita e che hanno sinora un nome sono Mario Pisani, 73 anni, residente a San Marzano di Giuseppe, provincia di Taranto; Vincenzo Franchina, 35 anni, residente a Sinagra, provincia di Messina; Petronel Pavel Tanase, 45 anni, rumeno, residente a Settimo Torinese. Resta un disperso.
Coinvolti nel disastro almeno 12 tecnici, tutti di ditte esterne
Secondo la ricostruzione, una turbina è esplosa all'ottavo piano sotto lo zero causando prima un incendio e poi l'allagamento del nono, con crollo di un solaio. L'esplosione e il successivo crollo hanno travolto almeno 12 tecnici, tutti di ditte esterne (uno era un ex dipendente Enel impiegato come consulente per queste società), che lavoravano alla messa in opera di adeguamenti della centrale. Difficilissime le operazioni di recupero che andranno avanti tutta la notte. Quattro persone risultano al momento ancora disperse. Dal momento dell'esplosione sono intervenute dodici squadre dei vigili del fuoco, di cui due di sommozzatori. A queste si aggiungono due squadre specializzate nella ricerca sotto le macerie: dovranno operare fino a 40 metri sottoterra, su 70 di profondità della centrale, per recuperare i dispersi.
Il Comune di Camugnano, dove c’è la centrale, spiega che uno dei due gruppi di produzione di energia era in manutenzione straordinaria e oggi era previsto il collaudo. Ma all’accensione c’è stato lo scoppio. “Un inferno” le parole dei sindaci dei Comuni montani della zona.
Dalla primissima ricostruzione, l’incendio sarebbe scoppiato al piano meno nove: tutta la centrale è sotto il livello del lago, a circa trenta metri di profondità.
Michele Bulgarelli, segretario generale Cgil Bologna: “Che mondo del lavoro è?”
“Quello che è grave è quello che non sappiamo – ha detto il segretario della Cgil di Bologna,
Michele Bulgarelli, giunto sul posto –. Non si sa quali sono le aziende di cui erano dipendenti i lavoratori esterni. Poi scopriamo che uno è un pensionato di 73 anni, una partita Iva: che mondo del lavoro è?”.
I feriti
Cinque lavoratori sono stati recuperati gravemente feriti e ricoverati negli ospedali di Parma, Cesena, Bologna e Pisa.
Il ferito più grave è stato ricoverato all'ospedale Bufalini di Cesena, nel reparto grandi ustionati. Secondo quanto si apprende, le condizioni dell'uomo sono critiche ed è in prognosi riservata. Nello stesso nosocomio è stato trasportato anche un altro operaio ferito che ha riportato ustioni di minore gravità.
Un altro dei feriti è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale di Parma. Si tratta di un uomo di 55 anni, un lavoratore dell'impianto idroelettrico, italiano. L’operaio, che ha anche delle ustioni, è ricoverato in reparto di rianimazione ed è in prognosi riservata.
È “in condizioni di stabilità clinica” anche se “preoccupa certamente il quadro respiratorio” Jonathan Andrisano, operaio di 35 anni ricoverato da ieri pomeriggio al Sant'Orsola di Bologna. L'uomo “è in prognosi riservata”, ma in condizioni di “stabilità clinica”. È ricoverato “per un problema di inalazione di fumi. È stato intubato sul posto, lo stiamo mantenendo intubato e ventilato meccanicamente – ha spiegato Tommaso Tonetti, direttore della Terapia Intensiva Polivalente –. Il paziente sta rispondendo alle terapie sia respiratorie sia dei
parametri vitali”.
Cgil: contro le morti sul lavoro a oltranza
La Cgil Emilia-Romagna esprime “grande angoscia per il destino dei lavoratori della centrale elettrica di Suviana”. Lo scrive il sindacato su Facebook. “Seguiamo con apprensione l’evoluzione delle ricerche e dell’evacuazione dello stabilimento e ci auguriamo non ci siano altre vittime oltre a quelle già annunciate – prosegue il post – . Questa ennesima strage sul lavoro ci rende ancora più determinati a proseguire la lotta a oltranza, fino a quando non ci sarà un cambiamento netto e radicale delle condizioni in cui oggi si lavora”.