Con l'atteggiamento di "un'arroganza senza pari" si è seduto oggi (24 settembre) al tavolo del ministero del Lavoro il management di Dxc, colosso dell'It nato dalla fusione tra Csc e la parte servizi di Hewlett Packard enterprise, che conta circa 2.200 dipendenti nel nostro paese, nelle sedi di Roma, Pomezia, Bari e Milano. Lo afferma la Fiom. L’azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo per 36 persone – ridotte a 28 per effetto di dimissioni volontarie – senza aver mai voluto prendere in considerazione soluzioni alternative che pur hanno permesso negli anni passati, stante una crisi economica pesante, di traghettare azienda e dipendenti verso la ripresa odierna. Ed è questo che rende ancor più incomprensibile questo provvedimento, il fatto che l’azienda stessa abbia dichiarato con enfasi la ripresa economica.
Due atteggiamenti diametralmente opposti, come spiega Valentina Orazzini, responsabile Fiom per Dxc: “nel passato il ricorso agli ammortizzatori sociali e a soluzioni non traumatiche e condivise, oggi anche lo sgarbo istituzionale con la dichiarazione di voler declinare la convocazione ricevuta dal ministero dello Sviluppo economico per il 26 settembre, in cui ci si attende che l’azienda illustri dove nel precedente piano industriale aveva dichiarato di voler procedere a licenziamenti collettivi e cosa riesce a garantire nel futuro a chi rimane in azienda”.
“Il ministero del Lavoro – continua Orazzini – ha chiesto oggi, in linea con le organizzazioni sindacali, che l’azienda sospenda la procedura, accetti l’invito a presentarsi al Mise e provi a mettere in campo soluzioni diverse dal licenziamento anche in ragione del numero esiguo di lavoratori. È certo che solo un’arroganza senza pari può portare un’azienda, che lavora per metà del proprio fatturato con commesse pubbliche e che si accredita come partner istituzionale in questo settore, a pensare di usufruire di ammortizzatori sociali, di eludere il confronto con un ministero e non raccogliere le indicazioni di un altro, facendo allo stesso tempo cassa su gare pubbliche per poi esternalizzare le attività e lasciare per strada le lavoratrici e i lavoratori.”
“Per quanto ci riguarda – conclude – come Fiom saremo al tavolo fino all’ultimo minuto, disponibili al confronto per arrivare al ritiro dei licenziamenti e assicurare un futuro alle lavoratrici e ai lavoratori.”