Emilia-Romagna: è stato firmato oggi 20 marzo con la Regione, e tutte le associazioni firmatarie del Patto per il lavoro, il nuovo accordo per la cassa integrazione in deroga a fronte all’emergenza Coronavirus. Un’intesa necessaria per adeguare quella precedente del 6 marzo, alla luce delle novità introdotte dal decreto legge “Cura Italia” del 17 marzo che ha allargato gli ammortizzatori sociali utilizzabili per affrontare l’emergenza.
La cassa integrazione in deroga riguarderà tutti i lavoratori dipendenti che non possono accedere ad altri ammortizzatori. Avranno a disposizione questo strumento di tutela del reddito i lavoratori del settore privato, i dipendenti delle imprese manifatturiere, dei servizi, il settore agricolo, quello della pesca e il terzo settore. Saranno inoltre ricompresi nelle coperture della cassa in deroga i lavoratori a tempo indeterminato, determinato, i lavoratori somministrati, i lavoratori intermittenti e gli apprendisti.
Nell’accordo è stato specificato che le nove settimane di trattamento in deroga (contemplate dal decreto del 17 marzo) sono aggiuntive al mese di cassa in deroga già previsto.
Per quanto riguarda invece i lavoratori autonomi, le partite Iva, i co.co.co, i lavoratori agricoli, gli stagionali impegnati nel settore turistico e termale, i lavoratori dello spettacolo non dipendenti e i collaboratori sportivi, avranno diritto all’indennità introdotta dal decreto “Cura Italia”, pari a 600 euro per il mese di marzo (con l’obiettivo di un secondo assegno ad aprile qualora fosse prorogata la quarantena).
Cgil, Cisl e Uil, si legge in una nota, "sono impegnate a garantire, come previsto dai provvedimenti del Governo, la tutela di tutti i posti di lavoro affinché non si esercitino licenziamenti individuali o collettivi. Riteniamo che fin da ora sia opportuno cominciare a valutare un'estensione della durata degli ammortizzatori, poiché molto probabilmente gli effetti economici legati all’emergenza epidemiologia saranno di medio termine.
"Continuiamo a rivendicare tutele per quelle lavoratrici e per quei lavoratori che risultano ancora scoperti da interventi a salvaguardia del salario, a partire ad esempio dal lavoro domestico". Cgil, Cisl e Uil "monitoreranno, come concordato con la Regione Emilia-Romagna, l’utilizzo che le imprese faranno di questo prezioso (anche se temporaneo) strumento".