Sciopero generale della scuola, difesa del pubblico impiego, dei salari, dell’informazione. Più in generale, difesa della libertà e della democrazia, con un forte richiamo ai valori della Costituzione. Tanti i temi toccati dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nel suo intervento a piazza Farnese, col quale il leader della confederazione ha concluso la manifestazione di Roma. Nella capitale oltre 10 mila persone hanno riempito la piazza (foto e video), una delle 150 che si sono animate in tutto il paese contro la manovra economica del governo.
Epifani ha aperto il suo intervento parlando della vicenda Alitalia, finalmente risolta nella notte con la firma dei piloti: “Aspetto le scusa da parte di chi voleva fare l’accordo senza la Cgil e ci ha accusato di giocare allo sfascio. Avere raggiunto l’accordo è nostro orgoglio più grande, anche se il sindaco di Roma Alemanno non l’ho visto nelle trattative”.
Venendo ai temi della mobilitazione, “la nostra parola d’ordine – ha ricordato Epifani – è chiedere una svolta della politica economica. Il governo si deve svegliare, e deve capire quello che succede nel paese, con una gravissima crisi dell’occupazione e quella dei salari. Sono questi i problemi fondamentali delle famiglie italiane, e su questo non ci risulta nessuna azione” da parte dell’esecutivo.
Per Epifani “siamo di fronte a un paradosso: lavoratori e pensionati, senza guadagnare di più, pagano più tasse dell’anno scorso, intanto i prezzi aumentano. Il governo deve rispondere, deve aumentare le detrazioni e restituire il drenaggio fiscale”. Secondo i calcoli della Cgil, con l’inflazione al 4 per cento, a parità di salario, un lavoratori dipendente o un pensionato pagano mediamente 300 euro in più di Irpef. E le decisioni del governo, come la detassazione degli straordinari, “in questo momento di recessione non hanno alcun senso”. Epifani ha parlato, in sintesi, di “capolavoro negativo del governo: si pagano più tasse ma l’offerta pubblica diminuisce, per favorire la scuola e la sanità privata. Così non va”.
Duro il commento all’azione del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta: “Va bene la lotta ai fannulloni – ha precisato Epifani – ma non ho capito l’idea di dare aumenti unilaterali al pubblico impiego. Brunetta vuole fare il ministro e il sindacalista allo stesso momento, ma non è così che funziona la democrazia. Brunetta deve avere più rispetto per le organizzazioni dei lavoratori, che non chiedono mance, ma diritti e rinnovo del contratto”.
Epifani ha poi sottolineato i 150 mila tagli in tre anni tra insegnanti e personale amministrativo della scuola, e quelli alla sanità che “riducono qualità e occupazione. Nel Lazio, ed esempio, sono spariti i 5 miliardi promessi alla Regione, la situazione rischia di precipitare”. Poi, tornando sulla scuola, ha annunciato: “Spero unitariamente, ma se non fosse unitariamente noi andremo avanti da soli, andremo allo sciopero generale di tutta la scuola. I ragionamenti del ministro Gelmini sono incomprensibili e distruggono la scuola primaria”.
Rispetto alla trattativa con la Confindustria sul rinnovo del modello contrattuale, spiega Epifani, c’è qualcosa da cambiare nel documento degli industriali. Sulla base dell’indice proposto per l’inflazione, “invece di perdere pochissimo, i lavoratori avrebbero perso lo 0,5 per cento di salario reale ogni anno, cioè l’8 per cento in negli ultimi 15 anni. Noi vogliamo far guadagnare di più chi lavora. D’accordo la produttività, d’accordo l’estensione del secondo livello, purché il risultato finale sia una segno più, mediamente, per tutti”.
Epifani ha anche lanciato l’allarme per la libertà d’informazione, chiedendo non solo al governo, ma anche alla maggioranza parlamentare "che continua a disertare la Commissione, di non giocare allo sfacio con la Rai e con il servizio pubblico radiotelevisivo. E' un atteggiamento non tollerabile”.
Infine, l’ultimo e più sentito richiamo è arrivato a difesa della Costituzione: “Non ci s’inerpichi lungo strade che portano a cancellare la memoria condivisa o a fare conti al contrario con la storia, non lo tollereremo”. La Costituzione, ha ricordato il leader della Cgil, “è il frutto del sacrificio di tante persone, quella carta significa libertà, rispetto, uguaglianza, solidarietà. Non c’è nulla di più moderno di quei contenuti”. Perciò, ha insistito Epifani, “la si smetta di fare equiparazioni impossibili. Si sappia riconoscere chi era dalla parte giusta e chi da quella sbagliata”. Un discorso legato ai recenti episodi d’intolleranza e razzismo: “Si abbia dignità e rispetto l’altro, e non si abbia paura di chi viene qui a lavorare”. E così ha concluso: “Per battere l’insicurezza, la prima risposta è stare insieme e non vivere in solitudine. Per questo è nato il sindacato, e per questo la giornata di oggi è dedicata alla democrazia e alla libertà”.