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Interno giorno. Trattoria affollata, adiacente alla sede del Pd. Elly, neosegretaria, al tavolo difronte a Enri, segretario uscente. Parlano amabilmente. Poi all’improvviso lei si rivolge al suo commensale: “Sai riconoscere un compagno che finge?”. “A occhi chiusi”, risponde ostentando sicurezza. In un baleno spunta sul volto di Elly un sorrisone 16:9 e comincia a urlare in preda a un’estasi celestiale: “Sanità pubblica!”. “Progressività fiscale!”. “Salario minimo!”. “Transizione ecologica!”. “Più diritti alle donne!”. “Pace subito!”. “Al fianco delle ong!”. Nel locale, zeppo di funzionari di partito con la forfora, cala un imbarazzante silenzio. Chi fugge in bagno, chi si finge morto, chi sfoglia la Margherita. In un angolo, un po’ in disparte, una ragazza ammicca soddisfatta al cameriere: “Quello che vota lei”. Titoli di coda con desiderio non richiesto. Ovvero che il nuovo barlume di sinistra non duri il tempo di un orgasmo, ma possa essere l’inizio almeno di un corteggiamento. E il finale sia da commediona americana e non che pensavo fosse amore invece era un Calenda.