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“Energia, stato di agitazione proclamato dai sindacati di settore, finché Governo e Parlamento non correggeranno l’articolo 177 del Codice degli appalti”: è la dura presa di posizione di Filctem Cgil, Femca e Flaei Cisl, Uiltec Uil, che hanno preannunciato pesanti iniziative che possono sfociare anche in uno sciopero dei lavoratori del settore.
“L’articolo 177, le cui proroghe applicative scadranno a fine anno – ricordano i sindacati -, obbliga le aziende concessionarie a esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione, anche nei casi in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale, e destruttura un servizio essenziale e fondamentale per l’intero Paese. Il processo di esternalizzazione avrebbe dunque un costo economico e sociale elevato, causando una perdita di forza lavoro compresa fra l’80 e il 95%. Questo nei servizi di distribuzione di energia elettrica e gas significherebbe, nel breve periodo, la perdita di circa 150.000 posti di lavoro. Per questo motivo non è pensabile in questa fase assistere alla destrutturazione di soggetti industriali con competenze, qualità e sicurezza del lavoro di comprovata eccellenza”.
“Sono previsti – fanno presente i sindacati - miliardi di euro di investimenti privati nei vari piani industriali delle aziende dei settori interessati, ai quali si andranno ad aggiungere, probabilmente, quelli dei piani di incentivo previsti dal Governo. Riteniamo che serva uno straordinario ammodernamento delle reti e lo sviluppo delle Smart Grid, condizione indispensabile per garantire il proseguimento della transizione energetica in coerenza con quanto definito nel Pnrr. Un servizio – insistono - che è stato garantito durante il lockdown e che ha permesso di avere l’energia elettrica e del gas sempre e comunque senza nessun rischio per gli ospedali, per le sale di rianimazione ma anche banalmente nelle nostre case, dove lo stress di una situazione tragicamente nuova e pericolosa è stato sicuramente attenuato dall’avere garantito un servizio che ha permesso a tutta l’Italia di rimanere connessa e in sicurezza, di effettuare la didattica a distanza e condurre almeno su questo versante una vita abbastanza normale”.
“La ‘politica’ – concludono le sigle di categoria - interrogata più volte, ha sempre sostenuto l’iniquità della norma e che la stessa dovesse essere cambiata. Quindi chiediamo un’assunzione di responsabilità che sia di prospettiva su aspetti così rilevanti per la tenuta energetica e dei servizi pubblici essenziali, senza procedere di proroga in proroga, così come avviene ormai da tempo. Organizzeremo iniziative di mobilitazione che, in assenza di novità provenienti dalla discussione parlamentare, condurranno alla proclamazione dello sciopero generale entro il 30 giugno”.