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“Quella di Enel è una vertenza che impegna tutti i lavoratori delle società del gruppo. La nuova vision aziendale, decisa dal board fresco di nomina, è totalmente focalizzata e indirizzata verso profitti finanziari. È un inaccettabile tradimento della sua vocazione industriale di servizio”. Così Ilvo Sorrentino (segretario nazionale Filctem Cgil), Amedeo Testa (segretario generale Flaei Cisl) e Marco Pantò (segretario nazionale Uiltec Uil), spiegano le ragioni dello sciopero generale in Enel previsto per il lunedì 4 marzo.
“Non scioperiamo per rivendicare aumenti salariali, siamo preoccupati per la direzione che sta prendendo l’azienda”, argomentano i leader sindacali: “Enel potrà essere la protagonista nel nostro Paese per la transizione energetica e digitale, l’elettrificazione dei consumi e i progetti previsti del Pnrr avranno un enorme impatto sui suoi ricavi se sarà capace di cogliere le sfide future tramite gli investimenti sugli asset e sulle persone”.
Purtroppo però, proseguono i tre dirigenti, quello che ci viene proposto “è solo una mera razionalizzazione degli investimenti, soprattutto sull’occupazione. L’azienda vuole esternalizzare attività elettriche affidandole alle imprese appaltatrici con possibili rischi di ricadute sulla sicurezza del lavoro e un aumento degli incidenti da elettrocuzione. Inoltre vuole modificare l’orario del lavoro per le realtà operative senza un adeguato piano di assunzioni e vuole ridurre lo smart working andando a peggiorare i tempi di vita di migliaia di lavoratrici e lavoratori”.
Sorrentino, Testa e Pantò rilevano anche che “gli investimenti per le fonti rinnovabili passano dai 5,5 miliardi a 2,9 miliardi di euro (in tre anni). Non c’è traccia di investimenti nel settore idroelettrico né sulla geotermia. C’è un generico impegno per la realizzazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo (batterie)”.
E ancora: “Si pretende di vendere prodotti di mobilità elettrica, impianti tecnologici, contratti di luce, gas e fibra telefonica, senza un adeguato numero di personale. Le manutenzioni delle sedi, specialmente nelle realtà territoriali, sono di fatto assenti e ci sono problemi che da mesi aspettano risposte”.
Filctem, Flaei e Uiltec evidenziano che “già nel 2020 abbiamo scioperato per il settore della distribuzione; comparto che denotava all’epoca l’esigenza di nuova manodopera e che l’azienda proponeva di risolvere esternalizzando. La vertenza si è conclusa con l’inserimento di oltre 3 mila giovani lavoratori in Enel. E ciò è avvenuto grazie all’impegno di tutti. Dati alla mano, l’occupazione che chiediamo peserebbe appena il 2% degli investimenti previsti per la transizione”.
La verità, aggiungono, è che “l’azienda non ha il coraggio di compiere le scelte necessarie per lo sviluppo del Paese. Nessun piano industriale di sviluppo e creazione di valore, nessuna idea su come affrontare il superamento del fossile e la messa a terra delle nuove tecnologie green. Solo operazioni per quadrare bilanci e produrre utili”.
Sorrentino, Testa e Pantò così concludono: “Non può essere il mercato a dettare le strategie operative di Enel, ma la responsabile direzione di un grande player nazionale con la mission vera di erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini. Enel vive grazie a una concessione e ha costi riconosciuti per le attività regolate. Vive in sostanza grazie alle bollette degli italiani. Gli impediremo di operare a sfavore del sistema-Paese, delle imprese, dei cittadini”.