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Secondo gli analisti, la crisi sarà lunga e si tornerà a 'volare' non prima del 2023. E, nel frattempo, a rischiare di di rimanere a terra potrebbero essere proprio i lavoratori. Accade nell'aerospazio, il settore industriale più importante del Paese, dopo l'automotive, con 40mila addetti, che diventano almeno il doppio includendo l'indotto. Focalizziamo la nostra lente d'ingrandimento su Morra De Sanctis, cittadina in provincia di Avellino, dove sono presenti gli stabilimenti di Ema (Europea microfusioni aerospaziali), fonderia di alta precisione, leader mondiale per la produzione di palette rotoriche, statori e componenti di turbine di motori a reazione per l'aviazione militare e civile, più altre sofisticate lavorazioni destinate alla propulsione navale e ai turbogas delle centrali elettriche per la generazione di energia. Un'autentica perla - la si potrebbe definire - nel deserto produttivo dell'alta Irpinia.
Azienda che, oltretutto, ha sempre goduto di buona salute fin dalla sua creazione, avvenuta nel 1992, tanto da dare lavoro fino alle attuali 790 persone, generando a sua volta negli anni PoEma, un sistema a rete formato da una dozzina di piccole imprese sul territorio, per complessivi 210 addetti. In totale, un migliaio le persone coinvolte, equivalenti a circa il 10% dei metalmeccanici dell'intera provincia. Questo, almeno fino a tutto il 2019.
Poi, nel marzo scorso, è scattata l'emergenza sanitaria e, di colpo, anche l'aerospazio è precipitato a capofitto, a seguito del blocco dei voli che ha mandato pesantemente in crisi quella parte del trasporto civile che ha a che fare con Ema e consimili. Così il 90% delle commesse (oggi siamo risaliti al 50) si è automaticamente ridotto e circa la metà dei lavoratori del comparto sono finiti in cassa integrazione. Più o meno lo stesso iter è avvenuto nell'indotto. E si andrà avanti su questa falsariga fra cig per Covid-19, periodi di ferie e cigo, almeno fino al 31 ottobre prossimo.
"Stiamo facendo una cigs a rotazione settimanale che riguarda tutti - afferma Giuseppe Pagnotta, delegato Rsu Fiom in Ema -. Per noi, la crisi è una novità assoluta, perché per oltre vent'anni abbiamo sempre lavorato a pieno ritmo e con una crescita ininterrotta. Ora dobbiamo resistere in questo periodo di difficoltà, che dovrebbe durare un triennio, lo stesso arco di tempo in cui era previsto un nuovo piano aziendale di 150 assunzioni, che per il momento è stato congelato. Per il futuro di Ema resto ottimista, anche se un po' di preoccupazione permane, perché ancora non si vedono spiragli sul piano sanitario, persistendo uno stato di allerta che si riflette sull'andamento del trasporto aereo".
Nell'Italia colpita dal Coronavirus succede anche questo, che ad andare in crisi non sono stati solo i settori in più evidenti difficoltà, ma anche quelli che storicamente hanno sempre avuto un andamento positivo. Come confermano in una lettera aperta segreteria provinciale, delegati e militanti della Fiom di Avellino degli stabilimenti di Ema e PoEma di Morra De Sanctis, che intendono sottoporre all'attenzione delle istituzioni locali e nazionali la condizione di crisi produttiva in cui si trova attualmente la fabbrica e i suoi dipendenti, conseguente alla pandemia.
"In tale scenario - sostiene Giuseppe Morsa, segretario Fiom Avellino -, per noi diventa indispensabile la mobilitazione, al fine di mantenere vivo il progetto industriale, che nel corso del tempo ha vissuto una crescita continua. Stiamo parlando di un'eccellenza produttiva che dà lavoro specializzato a molta gente, su un territorio dove è in corso da oltre un decennio, in coincidenza con la crisi economica, uno spopolamento sia fisico che industriale, tanto da formare un'area sempre più depressa, dove chi può se ne va, senza tentennamenti nè rimpianti, considerando quanto sia difficile trovare un lavoro dalle nostre parti e quanto stia diventando cronica la mancanza di occupazione".
Il sindacato ha chiesto un incontro istituzionale ai massimi livelli con l'apertura di un tavolo nazionale sull'industria aerospaziale presso il ministero dello Sviluppo economico, accompagnato da un altro tavolo specifico sulle difficoltà di Ema e del suo indotto. "A questo punto - continua Morsa -, deve necessariamente intervenire la politica a tutti i livelli, dalla Regione Campania al governo. Bisogna discutere del futuro del traffico aereo, alla luce della riduzione della mobilità e delle conseguenze sul piano industriale. Non è pensabile che l'intervento pubblico possa esaurirsi nel finanziamento della compagnia di traffico aereo nazionale. Ad esempio, perché Leonardo, che costituisce un po' il 'braccio armato' del Mise nel campo dell'industria militare, non diventa la nostra interfaccia, anziché cercare sempre partner e collaborazioni straniere?".
"Stando così le cose, non possiamo restare fermi e dobbiamo puntare tutto sulla costruzione di turbine che sviluppano energia elettrica, comparto che pure già incide per un buon 30% della nostra produzione complessiva, incentivando i contatti sul piano industriale con Ansaldo, Siemens e Nuovo Pignone. L'economia irpina ruota da sempre attorno a noi e deve continuare a farlo", aggiunge Pagnotta.
"Bisogna prevedere risorse anche per tutta la filiera dell'aerospazio, più in generale un impegno di finanziamento pubblico che consenta al settore di superare una crisi che si presenta duratura e per nulla agevole, prima che il settore possa tornare a regime. Lo stabilimento di Ema di Morra con i suoi lavoratori competenti rappresenta un tassello di valore senza pari nel patrimonio produttivo territoriale, che la provincia di Avellino e la Regione Campania non possono non considerare come uno dei capisaldi da tutelare nell'attuale sistema industriale locale, sul quale la Rolls Royce - il soggetto proprietario - non può disimpegnarsi. Inoltre, c'è anche bisogno di avviare al più presto nuovi corsi di formazione e riqualificazione professionale per il personale", rileva ancora Morsa.
"Non siamo una catena di montaggio - conclude Pagnotta -, ma facciamo lavorazioni manuali ad alta professionalità e specializzazione, secondo processi di microfusione, operando prima con la cera liquida, poi con l'alluminio e infine con l'acciaio per i calchi per la creazione dei componenti delle turbine: una sorta di artigiani ad altissimo livello e precisione. Ragion per cui, il nostro lavoro richiede aggiornamenti continui, ma devo dire che su questo piano l'azienda è stata sempre molto attenta e solerte. In questa fase, poi, i corsi ci serviranno anche per coprire le tante ore di cassa che ci attendono".