PHOTO
“Occorrerà come sempre aspettare l’esito delle indagini da parte degli organismi preposti, nel rispetto di tutti e tutte, a partire dalle vittime e delle loro famiglie. Ma una cosa è chiara: morire in baracca, magari dopo 12- 14 ore di cantiere, dormendo forse in condizioni terribili e dovendo arrangiarsi per riscaldarsi, non è degno di nessun Paese civile". Con queste parole Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, commenta la tragedia di Moltrasio, in provincia di Como, dove due operai hanno perso la vita.
"Basta chiamare certi accadimenti tragedie o incidenti - prosegue Genovesi -, basta derubricare tutto questo a fatalità e, se del caso, a semplici reati colposi. Occorre introdurre il reato di omicidio sul lavoro, un’aggravante specifica per colpire senza pietà chi organizza e sfrutta tali condizioni, mandarli in carcere e permettere il sequestro e la confisca dei beni degli imprenditori colpevoli, anche a tutela delle tante aziende serie del settore. Troppo spesso, in caso di morti sul lavoro, non si trova infatti mai un colpevole o se individuato senza neanche un giorno di carcere”.
“Si chiamino Amed o Antonio, Igor o Francesco poco cambia – continua Genovesi - stiamo infatti assistendo ormai a una vera e propria mattanza quotidiana nei cantieri, in particolare in quelli privati, con catene infinite di subappalti, di squadre di cottimisti, di lavoratori bisognosi e quindi più facilmente ricattabili che sempre di più lavorano senza neanche conoscersi, senza formazione, senza limiti di orari, senza l’applicazione del contratto edile, spesso totalmente a nero. Serve potenziare il presidio del territorio, servono norme più severe e strumenti più efficaci a partire dalle richieste avanzate unitariamente dai sindacati lombardi su obblighi di timbratura, le verifiche incrociate con le Casse Edili, ecc. ma serve anche una seria stretta sulle pene e punizioni”.