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Non si sono mostrati all’altezza delle aspettative. È per questo che due punti vendita della rete Eataly, uno a Bari e l’altro a Forlì, sono passati dalla chiusura temporanea dettata dalle restrizioni per il contenimento della diffusione del virus alla cessazione definitiva dell’attività.
I dipendenti, 54 in Puglia e 31 in Romagna, hanno saputo il 6 aprile di non avere più un lavoro: una decisione senza appello, dicono dalla proprietà, che dipende solo in parte dalle difficoltà dell’ultimo anno.
L’azienda della famiglia Farinetti aveva aperto il negozio di Bari nel 2013, alla Fiera del Levante, confidando nella prospettiva di rilancio dell’area. È dell’anno seguente invece l’apertura del negozio di Forlì in un palazzo storico del centro, come parte di Romagna Eataly, proprietà al 50% di Farinetti e della famiglia Silvestrini, i fondatori di Unieuro. I negozi non funzionano, quindi si chiudono, senza valutare la possibilità di una diversa collocazione e senza cercare soluzioni alternative per la forza lavoro.
“Abbiamo ricevuto il 6 aprile una telefonata che ci anticipava la comunicazione di chiusura, fatta ai dipendenti nel pomeriggio - racconta Raffaele Batani, segretario generale della Filcams Cgil di Forlì - una decisione drastica, che non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di coinvolgerci per trovare soluzioni”.
Stessa procedura a Bari, riferisce Antonio Miccoli, segretario generale della Filcams Cgil cittadina. “Eataly deve percorrere ogni possibilità di soluzione tesa al mantenimento dell’investimento su Bari - sottolinea - anche valutando eventuali location alternative viste le difficoltà di rilancio del quartiere fieristico. Per questo coinvolgeremo le istituzioni locali per affrontare questa ennesima vertenza occupazionale”.
Le due chiusure sarebbero eventi isolati, a detta dell’azienda, che conferma di procedere nel piano di sviluppo di Eataly. Un avanzamento che stride con il sacrificio occupazionale imposto a Bari e Forlì e un pessimo segnale per tutto il settore della ristorazione, secondo la Filcams Cgil nazionale.
“La riduzione della rete dei punti vendita da parte di Eataly significa riduzione dei posti di lavoro, ma anche la fine di un progetto che per ora era stato di espansione – dichiara la categoria - faremo di tutto per sostenere la vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nei due punti vendita in chiusura e chiederemo all'azienda di impegnarsi per il mantenimento degli investimenti e del perimetro occupazionale esistente.”